“La maggior parte degli Stati membri ha giustamente imposto misure di allontanamento sociale per ridurre la diffusione del virus, ma non sono state attente alle circostanze e ai bisogni specifici delle persone con disabilità”: il richiamo arriva dal Consiglio d’Europa che lancia un allarme “per il crescente rischio di interruzione dei servizi di supporto essenziali per le persone con disabilità”. I segnali di disfunzione arrivano da ogni parte d’Europa: carenze di personale dovute a misure di malattia o di confinamento e una generale mancanza di dispositivi di protezione individuale. Occorre che nel considerare le misure straordinarie, al tavolo dei governi siedano anche i rappresentanti delle associazioni di disabili. Una preoccupazione particolare suscitano i “grandi contesti residenziali, le istituzioni e gli ospedali psichiatrici” che ancora esistono e in cui le ricadute delle regole del confinamento hanno un impatto ancora più pesante. Un richiamo è anche al fatto che “le risorse sanitarie salvavita disponibili sono messe a dura prova a causa della pandemia” ed elevato è il rischio di discriminazioni sulla base della disabilità nell’accesso alle cure sanitarie.
Sempre dal Consiglio d’Europa oggi un richiamo è arrivato anche riguardo alla situazione negli istituti di pena: positive le misure adottate in molti Paesi per liberare i prigionieri non violenti, “applicando sanzioni non detentive, onde fare fronte alla minaccia rappresentata dalla diffusione del Coronavirus nelle carceri”. In questo numero andrebbero annoverati i prigionieri politici, come i politici catalani, o i politici e gli attivisti rinchiusi nelle carceri della Turchia.