Un progetto articolato di collaborazione giornalistica con lo scopo di costruire una rete di quotidiani europei di ispirazione cristiana. Lo hanno avviato, in questo tempo di pandemia, i quotidiani La Croix (per la Francia), Avvenire (per l’Italia) e Nederlands Dagblad (per l’Olanda). “Non è un accordo strategico tra azionisti ma una iniziativa professionale tra giornalisti per scambi di contenuti, dossier, interviste e reportage”, spiega al Sir il direttore de La Croix, Guillaume Goubert. Il primo esperimento è andato in pagina martedì 28 aprile, pubblicando su La Croix e Avvenire nello stesso giorno le rispettive inchieste su come sta reagendo la Chiesa all’epidemia in Italia e in Francia. Il quotidiano cattolico italiano ha proposto a firma di Francesco Ognibene un pezzo sui “Preti nel deserto della quarantena: viaggio in cerca dell’essenziale” mentre il quotidiano francese ha lavorato su un’inchiesta a firma di Xavier Le Normand su “Francia, la pastorale al telefono”. “È stato il primo esperimento che ha subito suscitato un certo interesse nei nostri lettori”, dice Goubert che annuncia i progetti futuri. Di notizie ce ne sono tantissime: in Francia, per esempio, ha colpito molto la storia della morte per Coronavirus di una decina di anziani gesuiti ospiti in una casa di riposo vicino a Parigi. Tra le vittime ci sono anche teologi molto noti come l’ex provinciale gesuita ed ex capo redattore della rivista Études, padre Henri Madelin, conosciuto per il suo impegno nella costruzione europea, per la sua riflessione sulla teologia politica, che ha influenzato generazioni di intellettuali e politici cristiani. “Un’altra pista di lavoro – racconta sempre il direttore de La Croix – è quella di realizzare insieme grandi interviste. Anche qui le idee sono tante: è stata per esempio avviata una richiesta alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Sulle ragioni che hanno spinto per adesso le tre testate ad avviare questa collaborazione, Guillaume Goubert dice: “La risposta è molto semplice: quello che facevamo ogni giorno separatamente, lo faremo insieme. Andremo a scoprire e a raccontare iil ruolo che le religioni hanno avuto nella crisi. Andremo ad approfondire i problemi che le nostre Chiese in Francia e in Italia hanno per la ripresa dei culti. C’è un parallelismo molto interessante tra le situazioni e le sfide che stiamo vivendo e vorremmo quindi capire come le cose si stanno affrontando. C’è anche e soprattutto la questione della solidarietà, l’attenzione ai più poveri, ai deboli, ai migranti. Ma anche la famiglia, i legami sociali. Alla Ursula von der Leyen vogliamo chiedere come l’Unione europea vuole trattare questi temi”.
Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale di Francia ha pubblicato oggi un comunicato molto duro sul piano di uscita dal rigido confinamento presentato dal premier francese, Edouard Philippe, all’Assemblea Nazionale. I vescovi dicono di aver preso atto “con rammarico” della decisione di procrastinare alla data del 2 giugno la ripresa delle celebrazioni pubbliche. “La situazione – commenta il direttore de La Croix – si è rivelata molto più difficile di quella che pensavamo. Anche noi siamo stati colpiti dalla prudenza del governo e i vescovi sono sorpresi della decisione presa sui culti”. Giorni fa la Conferenza episcopale francese riunita in assemblea plenaria online aveva presentato un piano alle autorità pubbliche, nazionali e locali, chiedendo come data di ripresa il 10 maggio. “La Chiesa – dice Goubert – aveva detto con quella nota di essere in grado di gestire la riapertura con responsabilità”. La decisione del governo ha provocato “delusione” anche perché “ci sono cristiani cattolici molto combattenti in Francia che si battono per una ripresa delle celebrazioni pubbliche e in un contesto come quello che stiamo vivendo, non è facile trovare il giusto punto”.