Istat: dati sulla protezione sociale. Italia, 500 miliardi in un anno per malattia/salute, invalidità, vecchiaia, famiglia, disoccupazione, casa

“La centralità del ruolo della sanità pubblica nel garantire la tutela della salute dei cittadini italiani è emersa prepotentemente nella fase di gestione dell’emergenza legata alla diffusione del Covid-19. A sua volta il sistema ha come pilastro l’erogazione di assistenza gratuita, tramite gli ospedali e le altre strutture del Servizio sanitario nazionale, in un’organizzazione complessa che rende la sanità pubblica una delle tre componenti della protezione sociale, insieme alla previdenza e all’assistenza”. Lo si legge in una indagine prodotta oggi da Istat intitolata “La protezione sociale in Italia e in Europa”. “Nel 2019, le amministrazioni pubbliche italiane hanno speso quasi 479 miliardi (in denaro e in natura) per proteggere le famiglie da rischi, eventi o bisogni inclusi nella sfera della protezione sociale (malattia/salute, invalidità, vecchiaia, superstiti, famiglia/figli, disoccupazione, alloggio e altra esclusione sociale)”, vi si legge. L’importo sale a quasi 508 miliardi se si includono anche le prestazioni erogate da istituzioni private (fondi pensione complementari, istituzioni sociali senza scopo di lucro e datori di lavoro privati). “Le prestazioni sociali fornite alle famiglie dalle amministrazioni pubbliche hanno assorbito il 59,1% di tutta la spesa corrente sostenuta nell’anno”.
Dal 1995 a oggi – afferma l’Istat percorrendo una direttrice storica – la spesa per prestazioni sociali è più che raddoppiata e nel 2019 è pari a 2,3 volte quella del 1995. “La crescita è stata particolarmente accentuata nel periodo 1995-2008 (+5,0% in media annua) per poi subire un brusco rallentamento tra il 2009 e il 2019 (+1,9%). L’obiettivo di contenere la spesa pubblica per far fronte alla crisi economica e alle difficoltà della finanza pubblica è stato perseguito anche con norme mirate a contenere la spesa pensionistica che, rappresentando circa il 60% di tutte le prestazioni sociali, ha determinato il rallentamento complessivo nel periodo”.

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