Il patriarca di Venezia Francesco Moraglia esprime delusione in merito ai contenuti del nuovo Dpcm presentato domenica sera in conferenza stampa dal premier Giuseppe Conte ed auspica che si possano “trovare soluzioni condivise per tornare a celebrare l’Eucaristia con la partecipazione del popolo”. “È in gioco la visione dell’uomo nella sua integralità, quindi anche nella sua dimensione spirituale, come anche la libertà di culto riconosciuta dalla Costituzione italiana”, spiega Moraglia in una nota precisando che “non si intende chiedere alcun privilegio, ma che venga riconosciuto, ottemperando alle disposizioni sanitarie, un pari trattamento rispetto a quello riservato a realtà simili, per altro degne di considerazione, ma non a noi”. Qualora “non fossero riscontrabili le condizioni sanitarie richieste se ne trarrebbero le dovute conseguenze, non procedendo alle celebrazioni in quelle determinate strutture. Si prende atto con rammarico che, dopo il lungo – e si sperava proficuo – dialogo con le istituzioni governative, si sia dovuto constatare ‘l’esclusione arbitraria’ – come la definisce il comunicato della Cei – della possibilità di celebrare la Messa con il popolo”, prosegue il patriarca evidenziando che “l’impegno al servizio dei poveri, così significativo nel frangente attuale e di cui la Chiesa si fa carico, trae nutrimento da una fede che ha la sua sorgente nella celebrazione eucaristica e nella vita sacramentale”. In questi ultimi due mesi “le diocesi italiane si sono adoperate all’implemento della solidarietà e, in tale prospettiva, il Patriarcato di Venezia ha intensificato lo sforzo caritativo di cui segno concreto è la nuova onlus di ‘Caritas Venezia’. Si è inoltre voluto intervenire con gesti concreti di vicinanza al dolore della gente con tre distinte donazioni agli ospedali Covid del territorio diocesano (Mestre, Dolo e Jesolo) e un contributo straordinario al carcere maschile di Santa Maria Maggiore in Venezia”, si legge ancora nella nota. Di fronte al rischio di trovarsi rinchiusi in una dimensione solo virtuale della fede, Moraglia ha di recente precisato: “La Chiesa non è on line, ma è per sua natura intima, incontro reale di persone e comunità vive che ‘convengono’ in una assemblea reale”. A conclusione della nota, il patriarca rinnova l’ammirazione per l’azione di medici, infermieri, operatori e volontari, già espressa pubblicamente più volte, dicendo anche la sua vicinanza e il suo affetto alle famiglie provate per i decessi dei cari avvenuti in solitudine.