Ci sono i bollettini ufficiali, che portano a 320 i decessi nello Stato brasiliano dell’Amazonas, ma ci sono anche i dati delle sepolture, spesso in fosse comuni, nel cimitero di Manaus, capitale dello Stato: secondo la stampa locale 140 solo domenica, con una media di 130 ogni 24, ore, negli ultimi giorni. Evidentemente, i conti non tornano. Anche perché le segnalazioni vengono confermate dalle immagini diffuse in questi giorni.
Così la situazione nella metropoli amazzonica si fa sempre più tesa. Tra le notizie di ieri, l’intervento della Polizia in cimitero, per placare la protesta dei familiari delle vittime, che si opponevano all’inumazione dei propri cari in fosse comuni. Intanto, l’Associazione brasiliana delle imprese del settore funerario ha chiesto al Governo di inviare urgentemente nella capitale amazzonica duemila bare, nel timore di non poter più far fronte alle necessità, nelle prossime settimane.
In aperto contrasto, con quanto sta accadendo, ma utile per spiegare le dinamiche di criminalità e violenza a Manaus, è l’episodio accaduto domenica e riportato dalla stampa locale: fuochi d’artificio e l’omaggio da parte dei cittadini hanno accompagnato il funerale di Alexsandro Campos da Costa, noto come il “Coroa”, uno dei capi del Comando Vermelho, uno dei maggiori gruppi criminali che controllano il narcotraffico nella zona. L’uomo è morto di cancro e i suoi compagni hanno preteso che la città gli rendesse omaggio, nonostante la quarantena.
Intanto, i contagi si espandono nella foresta, come confermano i quattro casi registrati in una delle zone più inaccessibili, lungo il Rio Negro, il municipio di Sao Gabriel da Cachoeira. E aumentano i timori per le popolazioni indigene.