“Un intervento straordinario di supporto all’economia sociale, nei Balcani: molto alto è il rischio che le cooperative locali debbano chiudere, essendo troppo fragili per resistere da sole a una crisi” come quella provocata dalla pandemia da Covid-19. A chiederlo è Daniele Bombardi, coordinatore di Caritas Italiana nei Balcani, in una nota pubblicata oggi sul sito della stessa Caritas. Bombardi riferisce della situazione delle oltre 80 imprese sociali sostenute in questi anni dal network Caritas nei Balcani, “il frutto più bello e più visibile di un lavoro di promozione dell’economia sociale in 8 Stati della regione, Albania, Bosnia Erzegovina, Grecia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia e Bulgaria”, imprese che, “promuovendo uno sviluppo economico sostenibile ed equo e valorizzando l’ambiente”, danno lavoro a “varie categorie di persone vulnerabili: disabili, persone con disturbo mentale, madri sole o donne vittime di violenza, minoranze, comunità delle periferie o delle aree rurali più disagiate”. Con la pandemia, adesso, “le persone vulnerabili che lavorano in queste imprese non sono solo a rischio di perdere il posto di lavoro: rischiano di svanire lunghi e faticosi percorsi di riabilitazione, inclusione e riscatto sociale”. Il coordinatore Caritas riferisce che “molti osservatori internazionali sottolineano che l’economia sociale potrebbe essere uno dei settori su cui fondare il mondo post-coronavirus. Dopo lo shock economico-finanziario del 2007-2008, l’economia sociale fu una delle grandi forze anticicliche per superare la crisi. Ma oggi il settore deve prima di tutto pensare a sopravvivere e a salvarsi dalle minacce del periodo”. Ma servono “misure urgenti e molto efficaci da parte dei governi, dei partner e dei donatori per sanare velocemente le perdite di questi mesi, per riattivare la produzione in sicurezza appena possibile, per far ripartire velocemente i percorsi di riabilitazione, inclusione e impiego per i disabili e per le altre persone vulnerabili” che lavorano nelle imprese sociali.