La Commissione per la Verità, istituita in Colombia nell’ambito degli accordi di pace e presieduta dal gesuita Francisco De Roux, ha presentato nei giorni scorsi il bilancio del suo primo anno di attività, durante il quale sono state raccolte più di 10.000 testimonianze, utili per il lavoro di chiarimento e ricostruzione su quanto accaduto in oltre cinquant’anni di conflitto. Per l’occasione padre de Roux ha proposto un provocatorio confronto tra l’emergenza causata dal Covid-19 e le devastazioni del conflitto armato che il Paese ha vissuto parlando della “singolare pandemia della Colombia che è il nostro conflitto armato, così coperto dal nostro silenzio e per il quale non esiste un vaccino possibile”. Da qui il paragone con la crisi scatenata dal coronavirus: da un lato, gli oltre 200 decessi che questa pandemia ha provocato finora, dall’altro il milione di persone uccise durante il conflitto, i 166.000 scomparsi e i 190 membri del partito Farc che hanno lasciato le armi credendo nella pace e sono stati assassinati.
Commenta l’esperto di diritti umani Cristiano Morsolin: “La pandemia in Colombia si aggrava per le diseguaglianze che aumentano il conflitto sociale, mentre decine di proteste continuano in varie città e le classi popolari denunciano: ‘Se non moriamo di virus, moriamo di fame’. Intanto nel Dipartimento sudoccidentale del Cauca l’Onu ha denunciato la recente uccisione di 6 difensori dei diritti umani di etnia Nasa. I gruppi armati illegali tentano di bloccare un cammino di liberazione accompagnato da oltre trent’anni dai missionari della Consolata”.