“L’atteso decreto ‘Aprile’ disponga, così come anticipato dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, misure ad hoc che sanciscano il superamento della discriminazione operata con il decreto ‘Cura Italia’ con l’esclusione dei lavoratori domestici tra i destinatari degli ammortizzatori sociali dedicati a fronteggiare l’emergenza”. Lo affermano le parti sociali firmatarie della contrattazione nazionale di settore, i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Federcolf e le associazioni datoriali di settore Domina e Fidaldo (costituita da Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adld e Adlc), in rappresentanza di 860mila lavoratori regolari del comparto dei servizi esclusi dal sostegno al reddito disposto dal “Cura Italia” (ma si stimano circa 2 milioni di lavoratori, compreso il sommerso) che erano stati esclusi dai bonus nel precedente decreto “Cura Italia” per fronteggiare gli effetti del Coronavirus. Le parti ribadiscono “l’urgenza di rafforzare l’intervento normativo verso l’inclusione di intere platee di addetti che sono rimaste fuori dal provvedimento, tra cui i lavoratori domestici, categoria tra le più fragili del mercato del lavoro italiano esclusa dalla tutela del reddito e dal divieto di sospensione dei licenziamenti”. Intanto il 24 aprile scorso, le parti sociali hanno stanziato 6 milioni di euro da erogare attraverso la cassa di assistenza sanitaria integrativa Cassa Colf, con decorrenza dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020. Beneficiari delle prestazioni sono tutte le lavoratrici e i lavoratori iscritti, di cui solo il 71,4% sono stranieri, il 90% donne. Tra le prestazioni, rimborsi di spese mediche e materiali sanitari, importi di 200 euro una tantum, ai lavoratori e alle lavoratrici aventi prole convivente, a sostegno delle spese riconducibili alla genitorialità, dall’istruzione ai bisogni primari dei figli fino al diciottesimo anno di età. Riconosciuto anche un sostegno psicologico con un importo pari a euro 400.