“Vivere liberamente la propria fede è un diritto fondamentale, per chi crede. Partecipare a una celebrazione liturgica, inoltre, non può essere considerato alla stessa stregua di un qualsiasi incontro di persone con diversi obiettivi e interessi”. Lo evidenzia la presidenza nazionale dell’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti), condividendo la presa di posizione della Conferenza episcopale italiana in merito al decreto sulla Fase 2, illustrato ieri sera dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
“Come imprenditori e dirigenti, già impegnati nella ripresa delle attività lavorative con tutte le precauzioni previste, e come credenti in Cristo, ci sentiamo privati di una possibilità che la nostra coscienza pone in primo piano – spiega l’Ucid -. Abbiamo vissuto con sofferenza e sacrificio, ma obbedienti alle regole imposte dalle autorità per contenere la diffusione del coronavirus, questi giorni senza messe; abbiamo accolto con partecipazione e gioia le tante iniziative diffuse via streaming o attraverso la televisione, per farci essere presenti nelle liturgie che accompagnano il tempo di Pasqua, a partire dalla celebrazione mattutina di Papa Francesco nella residenza di Santa Marta.
Di fronte alla decisione illustrata da Conte, “chiediamo, come presidenza nazionale Ucid, di prendere in considerazione le esigenze dei credenti che desiderano partecipare alla messa, come popolo di Dio in cammino nella storia, per ricordare le parole del Concilio”.
L’Ucid conclude: “Il rispetto delle norme di sicurezza, delle distanze previste e quant’altro per impedire il diffondersi del virus non sarà disatteso. Ma partecipare attivamente, personalmente è un desiderio che non può essere ignorato, nel rispetto di quella libertà di culto cardine del nostro vivere civile e punto fermo nei diritti della persona, sancito nella nostra Carta costituzionale”.