“Quella che abbiamo vissuto e stiamo vivendo è una Pasqua senza la presenza fisica del Popolo di Dio, sottolineata dalle note del dolore, sofferenza, malattia, morte. La paura per il contagio e la preoccupazione per il futuro: sono i sentimenti e il clima dominante e che ci tengono segregati nelle case in una lunga e interminabile quarantena di quasi 2 mesi”. Lo ha detto il vescovo di Terni, mons. Giuseppe Piemontese, nell’omelia della messa, senza la presenza dei fedeli, che ha celebrato ieri nella chiesa di Santa Chiara del monastero clariano della Santissima Annunziata. Guardando alla “fase 2”, il vescovo ha affermato che “ci rendiamo conto che nulla sarà più come prima”. “Dovremo cambiar abitudini, ci aggireremo per le strade sospettosi, saremo abitanti di un mondo che dovrà privarsi del calore dello stare insieme, delle grandi adunate festose di liturgie religiose e civili. Dovremo accontentarci di camminare in solitudine, di relazioni a distanza, di convivenza senza prossimità, di amicizia senza abbracci, di affetti senza baci”. Nelle parole di mons. Piemontese la consapevolezza che “la costruzione di una civiltà, società, fatta di convivenza umana, si priverà degli elementi di affettività e sentimenti, di interscambio di flussi affettivi, che renderanno le nostre comunità fredde e razionali”.
Il presule ha ricordato come “nei due discepoli, che si allontanano da Gerusalemme, in fretta e distanziati, possiamo intravedere e leggere la vicenda dell’umanità nel tempo del Coronavirus”. “Emmaus è la certificazione della sconfitta di un modello di umanità e di sviluppo basato solo su una dimensione orizzontale, in una prospettiva terrestre, fatta di possesso smodato, sfruttamento della creazione, in una competizione selvaggia, prevalenza degli istinti animaleschi della lussuria, predominio dell’uomo sull’uomo, di nazioni su nazioni con la forza della violenza, delle armi, dell’economia, della finanza. Ora constatiamo la fine di un sogno”.