In questo periodo di pandemia anche i ragazzi e i giovani sono messi di fronte alla fragilità e alla morte propria e delle persone care. Ai loro interrogativi e alle loro domande – sul virus, sul domani, sulla fragilità della vita, sulla scienza, sul perché Dio non ferma la pandemia – deve dare risposte anche la scuola, in particolare i docenti di religione. Mons. Roberto Carboni, arcivescovo di Oristano e amministratore apostolico di Ales-Terralba, in una lettera, invita proprio gli insegnanti di religione a “far emergere dai ragazzi tante domande, sul senso di una realtà che ‘ci interroga’, senza la pretesa di dare affrettatamente delle risposte, ma piuttosto stimolare e suscitare la loro ricerca, l’approfondimento, in vista del reale interesse per la loro crescita umana e cristiana”.
“La crisi che stiamo vivendo investe molteplici ambiti: da quello sanitario a quello economico, da quello relazionale per arrivare alla dimensione della fede nel suo vissuto personale e comunitario. Si riaccendono le domande di senso che abitano nel cuore di ciascuno di noi e alle quali dobbiamo far fronte non solo per noi stessi ma anche nel desiderio di aiutare gli altri e, nel vostro ambito, i ragazzi che vi sono stati affidati come alunni”, osserva l’arcivescovo, che è stato docente di Psicologia in diversi Atenei cattolici italiani.
Con il coronavirus la scuola è stata posta di fronte a una sfida. “È stato positivo vedere – afferma mons. Carboni – che tanti docenti, anche quelli di religione, non si sono tirati indietro di fronte a questa sfida, ma sono stati capaci di far nascere una grande solidarietà tra loro, tra insegnanti e alunni, tra insegnanti e famiglie. La distanza fisica viene supplita dall’uso dei mezzi di comunicazione, aprendo nuovi scenari, offrendo possibilità di un nuovo stile relazionale e di vicinanza, che insieme alla presenza fisica modellerà sempre più il codice relazionale del nostro tempo e del futuro che ci aspetta”.
“Sappiamo bene che i giovani cercano chi, con empatia e vero interesse, si avvicini alla loro vita e li aiuti a non perdere la speranza nel futuro, a coltivare un sogno, a pensare a un progetto per la propria vita, a interrogarsi sulla fede, su come manifestarla e coltivarla, e sulla proposta di vita nuova che viene dal Vangelo di Gesù, il Risorto. Penso – conclude il presule rivolgendosi agli insegnanti – che in questo voi possiate e dobbiate avere un ruolo fondamentale”.