Nella Fase 2 l’assistenza sul territorio passa dall’infermiere di famiglia/comunità. Lo sostiene la Federazione nazionale ordine professioni infermieristiche (Fnopi), precisando che “non servono nuove leggi e nuove programmazioni: tutte le soluzioni per la Fase 2 di Covid-19 sono nel Patto per la salute 2019-2021, approvato in Stato Regioni a fine 2019 e che per la pandemia non ha fatto ancora in tempo a essere del tutto applicato”. La Fnopi ricorda che il Patto prevede l’infermiere di famiglia/comunità (IFeC), figura che l’Oms ha già descritto e introdotto fin dal 2000, ma nel nostro Paese per ora ufficiale solo sulla carta, non attuata ovunque. Nelle poche Regioni dove è a pieno regime, osserva la Federazione in un comunicato, “i cittadini hanno un punto di riferimento preciso nel loro territorio per qualsiasi necessità assistenziale”. In Friuli Venezia Giulia, ad esempio, gli accessi al pronto soccorso in codice bianco sono diminuiti di circa il 20%: in generale il tasso di ospedalizzazione si riduce del 10%. Per la Fnopi, la formula delle micro-équipe medico infermieristiche sul territorio è “un concetto fondamentale da perseguire nella Fase 2: una forte presenza dell’infermieristica di famiglia e comunità che lavori accanto alla medicina generale”. Ma per avere l’infermiere di famiglia/comunità serve “un’integrazione degli organici infermieristici ormai all’osso: durante la pandemia i turni sono stati anche oltre le 12 ore”.
Secondo la Federazione, per rispondere ai bisogni di salute degli oltre 24 milioni di cittadini con patologie croniche o non autosufficienza, occorre almeno un infermiere ogni 500 assistiti: circa 20mila infermieri di famiglia/comunità. Questa figura può inoltre rappresentare una soluzione per l’assistenza nelle “aree interne” come zone montane e isole che coprono, rispettivamente, il 35,2% e l’1% della Penisola. “Ci rendiamo conto che 20mila nuovi infermieri introdotti nel sistema da subito non sono pochi – commenta la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli – ma utilizzando ad esempio anche i liberi professionisti e comunque forme di partecipazione che decideranno Governo e Regioni, l’istituzione di questa nuova figura in modo omogeneo ovunque, almeno per la metà degli organici necessari, rappresenta una vera e propria arma in più per fare fronte nella Fase 2 all’emergenza Covid-19”.