“Che le mafie siano pronte a trarre profitto dalla crisi socio-economica non prodotta ma certo aggravata dall’emergenza sanitaria, lo denunciamo da tempo. Profitti in termini di offerta usuraia di denaro ad aziende in difficoltà, di consenso ottenuto attraverso elargizioni di cibo e altri generi di prima necessità nelle periferie e nei contesti più poveri, di accaparramento di finanziamenti nazionali e europei nella deroga o riduzione dei controlli dovute all’emergenza”. Lo sottolinea Luigi Ciotti, presidente di Libera, che denuncia come “davvero inaccettabile” che “sia lo Stato stesso a offrire loro opportunità di ricchezza e potere”. “Sì – spiega don Ciotti -, perché va in questa direzione anche il permesso concesso ad alcuni boss mafiosi di commutare il regime carcerario del 41-bis in arresto domiciliare. Beninteso, il diritto alla salute è sacrosanto e inalienabile, un diritto che va garantito a tutte le persone, detenute o meno, senza distinzioni di sorta. Un diritto, non dimentichiamolo, stabilito dalla Costituzione col principio dell’umanità della pena e della sua funzione sociale, mai vendicativa. Principio nel quale Libera crede da sempre, impegnandosi a vari livelli per l’umanizzazione dell’intero sistema carcerario, nel rispetto della dignità delle persone detenute come di chi vi opera”.
In questo caso, però, evidenzia il presidente di Libera, “non si parla di detenuti comuni, ma di persone responsabili di delitti gravissimi, che hanno colpito al cuore la nostra democrazia e ucciso tanti che la democrazia e la giustizia hanno servito con coerenza e coraggio, sino al sacrificio di sé. Ed è appunto una memoria sacra, quella delle vittime delle mafie, come sacro è il dolore dei loro famigliari. Moniti entrambi – memoria e dolore – a costruire una società libera dalle mafie e dalla corruzione, la società delineata dagli articoli della Costituzione e custodita nel suo spirito.
Va contro questo spirito il provvedimento che trasforma la detenzione al 41-bis dei boss mafiosi in arresti domiciliari”.
Per don Ciotti, “tanto più inaccettabile, tale provvedimento, perché il 41-bis garantisce il distanziamento sociale, perché nel caso di accertate patologie esistono all’interno del sistema carcerario strutture sanitarie in grado di accogliere e curare al meglio i detenuti malati. Non ultimo, perché nessuno di questi boss ha mai dato segni concreti di ravvedimento, collaborando perché sia garantita giustizia alle vittime e ai loro famigliari. Perciò il nostro invito è di porre al più presto rimedio a un provvedimento sotto molti aspetti scellerato, quali che siano le motivazioni che l’hanno indotto”.