“C’è una pagina della Resistenza, quella della Resistenza morale e nonviolenta fino al sacrificio della vita, che purtroppo è passata in secondo piano nei libri di storia, ma ha segnato profondamente la vita delle nostre comunità”. Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, nell’omelia della Messa celebrata ieri a Jolanda di Savoia, durante la quale è stato ricordato “un ‘martire’ della nostra Resistenza ferrarese”, don Pietro Rizzo. “Un uomo di speranza e un parroco di campagna che ha dato la sua vita per la verità e la libertà – lo ha ricordato –. Don Rizzo fu vicino alla gente con coraggio e coerenza, curando l’educazione dei giovani e per questo guardato con sospetto dai fascisti”. Nelle parole del presule, il ricordo dell’arresto del sacerdote da parte della Guardia repubblicana fascista, perché “considerato un oppositore al fascismo e alla guerra”. Poi, la fucilazione assieme ad altre quattro persone nella Golena del Po e la sepoltura nel cimitero di Goro come “sconosciuto”. “Un prete, un parroco come tanti altri tra il popolo di Dio, cercati e amati, non sempre capiti, talora criticati, ma che sanno essere fedeli alla propria vocazione e dare la vita per il Vangelo di pace e di giustizia, per la verità e la libertà. Senza violenza”. Quindi, l’esortazione di mons. Perego a a “non dimenticare questi nostri sacerdoti, mentre ricordiamo la nostra Liberazione: sono un tesoro di vita e di fede concreta, quotidiana che irrora la nostra Chiesa e la nostra terra, e che ha preparato con il sacrificio della vita il nostro presente di libertà e pace”.