La Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II sostiene e rilancia l’appello lanciato, ieri mattina nell’omelia della messa a Santa Marta, da Papa Francesco “sulla pandemia sociale del Paese che schiaccia e spinge le famiglie e le imprese più fragili e indifese nella morsa dell’usura”.
“Il Pontefice – dichiara mons. Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura – ha ben intercettato la dilagante piaga socio-economica dell’usura che in questo momento più che mai sta mietendo troppe vittime. I volontari delle 32 Fondazioni antiusura, riunite nella Consulta antiusura che operano sull’intero territorio italiano, nell’attività di contrasto al sovrindebitamento illegale hanno trovato sempre incoraggiamento e conforto in Papa Bergoglio”.
La Consulta nazionale antiusura quotidianamente rileva richieste di aiuto di ogni genere: “Ci sono i nuovi poveri, i lavoratori precari, a nero, che fanno parte di quella fetta invisibile e sommersa della popolazione alla soglia della povertà che appena poteva procurarsi il minimo per vivere prima della pandemia, che improvvisamente si trova senza un lavoro, un’entrata quotidiana, tentata a mettere in discussione lo stesso scopo della vita. Si tratta di quelle persone che vivono in quella zona grigia della società che non è possibile nemmeno censire e intercettare”. Per queste persone le diocesi e le Caritas, la Consulta nazionale antiusura, le Fondazioni antiusura hanno attivato una rete di ascolto e soccorso.
“Al presidente del Consiglio Giuseppe Conte la Consulta antiusura – conclude mons. D’Urso – ha inviato delle proposte di emendamenti da inserire nei provvedimenti legislativi che sono e stanno per essere varati. Al momento non sono stati ascoltati ma li ricordo nella speranza che siano accolti in queste ore: sospensione delle rate dei mutui e dei finanziamenti concessi ex art. 14 e 15 legge 108/1996; sospensione delle procedure esecutive (pignoramenti) fino al 31 dicembre 2020; accesso delle famiglie al fondo di solidarietà antiusura, limitatamente al periodo di vigenza dell’emergenza (fino ad un anno dopo la sua cessazione) e il finanziamento del Fondo di prevenzione ex art. 15 per il 2020 mediante lo storno in suo favore del 20% dell’attivo risultante al 31 dicembre 2020 con un anticipo del 20% sul saldo attivo al 30 giugno 2020. Se si ottiene quanto chiesto, la condizione dei poveri non sarà ulteriormente aggravata e sarà possibile salvare molte abitazioni che altrimenti finirebbero nelle mani della malavita”.