Se ogni individuo esiste solo nella relazione con gli altri, cosa sta succedendo in questo momento in cui il rapporto con il prossimo coincide con un potenziale rischio? Come e cosa stanno vivendo le persone in questo periodo di emergenza? A queste domande ha cercato di rispondere il Centro studi della Caritas altoatesina proponendo un questionario on line cui hanno partecipato 488 persone. Paura, rabbia, incertezza, ma anche gratitudine per la possibilità di riflettere sull’essenziale. “Oltre ad atteggiamenti di diffidenza e distanza conseguenti al desiderio di salvaguardare se stessi e le persone più vulnerabili, in particolare i propri cari, emerge in modo chiaro la voglia di tornare a vivere con autenticità e intensità i rapporti interpersonali”, spiega la responsabile del Centro Studi della Caritas Giulia Rossi. Circa il 50% dei partecipanti ha dichiarato di essersi speso in questo periodo per sostenere i propri cari, uno su quattro di aver aiutato i vicini, mentre una persona su cinque ha messo mano al portafoglio. Per quanto riguarda invece la protezione delle fasce più deboli della popolazione, il 49% dei partecipanti all’indagine ritiene che le istituzioni non abbiano fatto tutto il possibile.
“La crisi che stiamo vivendo, pur in tutta la sua drammaticità, è anche una chance: ci dà la possibilità di capire meglio quali sono le cose che contano e quali no”, dice Paolo Valente, direttore della Caritas, commentando i risultati del questionario che suggeriscono due principali tendenze nel vivere l’emergenza. Da una parte, emergono paura e tristezza per l’impossibilità di stare vicino ai propri cari, preoccupazione e destabilizzazione per lo stato di incertezza relativo agli sviluppi dell’emergenza. Dall’altra, questo momento storico, definito da molti di “attesa” e “sospensione”, viene vissuto con un atteggiamento di introspezione e gratitudine, una pausa dalla “normalità” che stimola una riflessione sulla voglia e soprattutto sul bisogno di avviare un processo di cambiamento, sia a livello individuale, di stile di vita, che collettivo, di sistema. “Due visioni che non devono essere viste per forza in contraddizione, ma che rispecchiano la complessità dell’esperienza umana”, osserva spiega la responsabile del Centro studi Caritas.