(da New York) “Nel giro di pochi mesi la carestia diventerà una possibilità molto reale e pericolosa per oltre 250 milioni di persone”, ha dichiarato David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale (Wfp) davanti ai membri del consiglio di sicurezza dell’Onu collegati via web. La crisi generata dal Covid-19 aggiungerà altri 130 milioni di affamati ai 135 già vittime di guerre, carestie, catastrofi naturali. Il quadro offerto da Beasley è cupo. “Nel giro di tre mesi rischiamo di veder morire 300mila persone al giorno se non riusciremo a raggiungerle con i nostri kit salvavita. E condizione per farlo è la pace”. Il direttore del Programma alimentare chiede ai Paesi, ancora in guerra, che un accesso umanitario “rapido e senza ostacoli” sia consentito alle comunità più vulnerabili per metter in campo azioni di prevenzione e una rete di centri logistici per cui occorreranno 350 milioni di dollari. “Il tempo non è dalla nostra parte, quindi agiamo con saggezza e agiamo in fretta”, ha raccomandato Beasley insistendo sulla prevenzione.
Gli ha fatto eco il direttore generale dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), Qu Dongyu, sottolineando che in 55 Paesi i conflitti hanno generato insicurezza alimentare e tra questi lo Yemen che ha vissuto una crisi di malnutrizione senza precedenti e il Burkina Faso che a causa degli sfollamenti ha visto aumentare di dieci volte l’impatto della fame. I due esponenti dei programmi alimentari si dicono preoccupati dagli impatti del Covid-19 e dello shock economico di cui ancora non si riesce a valutare la portata ma di cui nell’immediato cominciano a vedersi i segni e il più acuto è certamente la fame. “Il mondo non sta solo affrontando una pandemia globale ma anche una catastrofe umanitaria globale”, ha ribadito Beasley.