“Gli indigeni della nostra Amazzonia sono le popolazioni più indifese di fronte a questa pandemia”, con possibili “conseguenze disastrose”. Lo scrivono, in una nota, i vescovi dei nove vicariati apostolici della zona amazzonica del Perù: San Ramón, Requena, San José del Amazonas (in questo caso lo stesso vescovo, mons. José Javier Travieso, ha contratto il Covid-19), Jaén, Puerto Maldonado, Yurimaguas, Pucallpa, Iquitos.
Nella nota, si denuncia che “le diseguaglianze lasciano meno protetti i più deboli” e che molte persone non possono godere degli aiuti che pure il Governo ha previsto nell’attuale emergenza.
I vescovi segnalano che gli indigeni “tengono i più alti livelli di denutrizione”, rispetto al resto della popolazione nazionale, e che “c’è un forte aumento di malati di diabete e ipertensione. C’è da notare, inoltre, che per l’aumento della povertà nelle zone rurali, migliaia di persone sono migrate e vivono affollate nelle periferie delle città, vittime di esclusione da parte dello Stato, con una scarsa copertura sanitaria, che è ancora più evidente di fronte a questa pandemia”. Inoltre, “come vediamo nei notiziari degli ultimi giorni, ci sono centinaia di cittadini, compresi gli indigeni dell’Amazzonia, che si sono spostati per lavorare temporaneamente nelle regioni agricole della costa e che ora stanno lottando per tornare nelle loro comunità, poiché non hanno più un reddito economico e vivono in condizioni estreme di mancanza di cibo e risorse minime per la loro sopravvivenza. Chiediamo ai governi regionali dell’Amazzonia di fare uno sforzo speciale e di sostenerli per il ritorno alle loro comunità, assicurandosi che questo avvenga nel rispetto dei protocolli di sicurezza”.
I vescovi chiedono, infine, al Governo di stabilire “una strategia sanitaria d’emergenza, in accordo con le organizzazioni indigene e popolari, adeguata alla realtà indigena e rurale dell’Amazzonia”, tenendo conto delle diversità culturali esistenti, e così pure una strategia che assicuri la distribuzione di alimenti e generi per l’igiene e la pulizia. L’appello è “vivere questo tempo pasquale sentendoci particolarmente solidali”, mentre si fa presente che “la Chiesa è a disposizione delle autorità e impegnata, attraverso la Caritas, a offrire le sue risorse umane ed economiche”.