“Un’esperienza che non vuole solo sopperire a un bisogno altrimenti destinato a rimanere inevaso, ma il segno di una prospettiva da tenere presente per il futuro”. Così il vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata, spiega al Sir l’iniziativa con cui ha autorizzato un infermiere dell’ospedale civile Santa Maria Goretti di Latina, Antonio Crispino, a distribuire l’Eucaristia tra i degenti in isolamento perché positivi al Covid-19, ricoverati in un reparto inaccessibile anche al cappellano del nosocomio, don Giovanni Correddu. “Durante questo tempo di epidemia, abbiamo avvertito come particolarmente penoso non poter offrire ai malati di coronavirus, accanto alle cure mediche, il calore degli affetti e il sostegno della fede attraverso i suoi segni, in primo luogo i sacramenti e poi con la preghiera”, aggiunge mons. Crociata, che evidenzia come, nonostante l’eccezionalità della situazione, il servizio svolto dall’infermiere, che frequenta in diocesi un corso per animatori pastorali, rappresenti “una testimonianza cristiana che si cala dentro il vissuto sociale e professionale”, “in questo caso perfino di carattere sacramentale e quindi con le dovute autorizzazioni, sia di parte ecclesiale che civile”. L’esperienza di questo periodo può essere, secondo il vescovo, anche occasione di ripensamento pastorale: “Probabilmente il futuro ci chiederà sempre di più questa presenza testimoniale disseminata nel tessuto ordinario della vita di lavoro e di società”, conclude.