39 casi di Coronavirus, 8 guariti e nessun decesso. Al 22 aprile è questa la situazione in Mozambico, Paese africano tra i più poveri al mondo, con 30 milioni di abitanti e tanti problemi sociali e politici, in stato di emergenza da aprile. Scuole e luoghi per il divertimento sono stati chiusi. Sono vietati tutti gli eventi ed assembramenti, sono raccomandate tutte le precauzioni: lavarsi le mani, mantenere le distanze, mascherine obbligatorie sui mezzi pubblici. La Chiesa cattolica del Mozambico ha già sospeso dal 21 marzo tutte le celebrazioni. “La lentezza di propagazione del virus non deve indurci ad abbassare la guardia. Certo, viviamo in una realtà molto diversa da quella che si è manifestata in Italia e in Europa”, commenta, in una intervista al Sir, don Maurizio Bolzon, fidei donum della diocesi di Vicenza, dalla sua quarantena a Beira. Il missionario è parroco, insieme a due confratelli veneti, in uno dei quartieri più poveri della città. Condivide, insieme alla Chiesa locale, l’analisi di Rino Scuccato, medico piacentino che vive in Mozambico. Secondo il medico è vero che i test sono pochi per capire la progressione del virus ma se ci fossero casi eclatanti di Covid-19 non si potrebbe non saperlo, perché non si può confondere con altre morti. “Il fatto che nelle nostre città non si alzino ancora grida – concorda il missionario – vuol dire che qui sta succedendo qualcosa di diverso. In un’epoca nella quale si lanciano parole di catastrofismo, forse bisogna lanciare qualche parola di speranza”. In effetti le cifre confermano che il numero dei decessi causati dal Covid-19 in Africa – al 22 aprile – è salito a 1.197 nelle ultime ore, con 23mila casi registrati in 52 Paesi. “L’Africa sta reagendo in maniera diversa dall’Europa”, osserva don Bolzon. Al contrario l’Organizzazione mondiale della sanità insiste a dire che bisogna prepararsi al peggio. “Ma chi sa dove sia la verità? Dobbiamo prepararci al peggio o in Africa c’è qualche fattore per cui sarà meno tragica del previsto?”, si chiede. “Ho sempre creduto nel Dio dei poveri – conclude -. Sono convinto che veglierà in maniera speciale su questa gente e questa terra, dove i ricorsi alla sanità pubblica sono più o meno preclusi. Dove l’uomo non può fare affidamento alla medicina, alza gli occhi al cielo”.