“Siamo stati travolti dal contagio di un virus venuto da lontano che ha attraversato interi continenti, infischiandosene di quei confini che si continuano a sbarrare ai profughi. La celebrazione di oggi dovrebbe aiutarci a ricollocarci nel mondo globale: tutti connessi e tutti parte dell’unica famiglia umana, che non ha razze, ma solo popoli e Paesi. Solo insieme si può sopravvivere, lo si voglia o meno”. Lo scrive mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione Cei per l’Ecumenismo e il dialogo in un messaggio diffuso in occasione della 50ª Giornata mondiale della Terra che fu istituita dalle Nazioni Unite dopo che un gruppo di studenti americani diede vita a una manifestazione a seguito di un’enorme fuoriuscita di petrolio a Santa Barbara. “Quando qualcuno compie 50 anni – scrive mons. Ambrogio che ha preso parte, insieme ad una piccola delegazione di vescovi italiani, al Sinodo sull’Amazzonia – si fa una grande festa. Ma oggi non c’è nulla da festeggiare se guardiamo il nostro pianeta”. Lunga lista delle ferite che l’uomo ha inferto in questi anni al pianeta: l’inquinamento, lo scioglimento dei ghiacciai, la dispersione della plastica nei mari. In Italia – ricorda il vescovo – abbiamo più di 12 mila siti inquinati, di cui 58 gravemente inquinati, 41 di interesse nazionale, i cosiddetti ‘Sin’, tra cui quello della Valle del Sacco, nel cui territorio si trova la diocesi di Frosinone. “Siamo, insomma, talmente egoisti da non riuscire a preservare la specie che più ci sta a cuore, la nostra”, commenta mons. Spreafico, e “l’unica che persegue il proprio interesse in questa situazione è la criminalità organizzata, che continua imperterrita a sversare rifiuti tossici in diverse parti d’Italia o a spedirli in qualche Paese africano”. L’auspicio – conclude il messaggio – è che “tutti possano vivere in pace e secondo giustizia, ricostruendo quell’‘armonia’, per cui tutti possano vivere insieme nella loro diversità. In questo giorno speciale, tale messaggio rimane essenziale per noi e per il mondo. Connettiamoci dunque tutti con papa Francesco e con il mondo intero perché, pur attraverso la distanza impostaci in questi giorni, riscopriamo il valore dei legami. La Terra ha bisogno di essere amata e rispettata: non ne siamo padroni e dominatori, ma solo i ‘custodi e coltivatori’”.