Coronavirus Covid-19: von Braun, Zamagni e Sorondo, “divario tra ricchi e poveri rischia di costare molte vite”

“In questa pandemia da coronavirus, il divario tra ricchi e poveri rischia di costare molte vite”. Lo scrivono Joachim von Braun, Stefano Zamagni e Marcelo Sánchez Sorondo nell’editoriale dell’ultimo numero della rivista scientifica Science. “La pandemia ha rivelato le profonde ineguaglianze che hanno messo i poveri, sia nelle nazioni a basso reddito sia nei paesi ricchi, a maggior rischio di sofferenza”, affermano gli autori dell’editoriale ricordando le parole di Papa Francesco: “Questo è il momento di vedere i poveri”. Se il distanziamento sociale risulta essere l’unica misura protettiva dal contagio, questo non lo è per tutti. “Mentre il distanziamento sociale è abbastanza fattibile per i ricchi – si legge nell’editoriale -, i poveri affollati nelle baraccopoli urbane o nei campi profughi non hanno questa opzione e mancano di mascherine per il viso e di strutture per il lavaggio delle mani. Per affrontare i rischi nelle grandi città affollate dei paesi in via di sviluppo, dobbiamo sostenere la prevenzione mediante test, fornendo accesso a dispositivi di protezione e impegnandoci seriamente a costruire ospedali provvisori al fine di isolare le persone infette”. Anche il divario digitale tra ricchi e poveri rischia di mietere molte vittime. “Senza accesso a informazioni responsabili, trasparenti e aggiornate – scrivono von Braun, Zamagni e Sánchez Sorondo –, una cacofonia di ipotesi non dimostrate può diffondersi pericolosamente in queste comunità povere. Il divario nell’accesso alla tecnologia si traduce anche in una seria mancanza di opportunità di apprendimento a distanza, fintanto che università e scuole sono chiuse. D’altro canto, il telelavoro durante il lockdown sociale risulta impossibile per milioni di lavoratori a basso reddito a causa della natura del loro lavoro e della mancanza di accesso alle infrastrutture di comunicazione”. Da qui un appello: “Ciò che il Covid-19 ci insegna è che l’accesso universale a internet e alle tecnologie della comunicazione deve diventare un diritto umano”.

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