“Come umanità, oggi, stiamo facendo esperienza di vedere e toccare le piaghe di Cristo; di sentire, insieme alla sofferenza estenuante, la gioia nuova di poterle condividere e alleviare, di potervi versare sopra l’olio della consolazione e il vino della speranza; di sentirci lavati e purificati, nelle nostre vite, troppo spesso spese nella ricerca del benessere e dell’effimero, consumate entro un orizzonte individualista a livello personale, socio-economico, politico, internazionale”. Lo ha detto ieri l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò, celebrando a Roma, nella cappella dell’Ordinariato, la messa nella Domenica della Divina Misericordia. “La gioia può nascere e rinascere da queste piaghe che tutti dobbiamo toccare, da queste lacrime dalle quali dobbiamo lasciarci lavare, inondare – ha affermato l’arcivescovo castrense – così da un segno di speranza ma anche la promessa di un Dio che entra in questa nostra storia attraverso le porte chiuse dalla paura e dai divieti, che varca i confini bloccati dalla guerra e dall’odio, che irrompe nei cuori serrati nell’egoismo e nel peccato e li spalanca con la forza della misericordia”. Mons. Marcianò ha voluto ricordare anche “le lacrime e le sofferenze del nostro tempo: le lacrime versate da chi piange – per la malattia, la paura, il lutto – e da chi sa piangere con chi piange; il sangue versato da chi ha sofferto fino alla morte e di chi ha lottato contro la morte, fino a dare la propria vita”. E ha parlato di “dolore trasfigurato dall’amore: questa è la gioia! Non è una sorta di distrazione dal dolore e neppure un’alternativa ad esso; non è altra cosa rispetto alla pandemia ma nasce dalla sofferenza, dal costato di Gesù Crocifisso per amore.