Una video catechesi, una benedizione al suono della campana, un pacco sussistenza di generi alimentari: sono solo alcune delle iniziative messe in campo dai parroci di Terra Santa per sostenere i propri fedeli, in questo tempo di restrizioni per il Coronavirus. Secondo quanto riferisce il portale della Custodia di Terra Santa, i frati che lavorano nella parrocchia di Gerusalemme hanno costituito un piccolo comitato di religiosi e ciascuno di loro, con un incarico, si occupa dei parrocchiani , oltre tremila quelli latini di San Salvatore cui si aggiungono sono altri duemila della chiesa di Beit Hanina, per un totale di più di cinquemila. I frati assistono tante famiglie in difficoltà, grazie anche al contributo della Franciscan Foundation for the Holy Land. Analoghe iniziative anche a Betlemme dove la comunità francescana della parrocchia latina di Santa Caterina alla Natività (cinquemila fedeli) si è fatta carico di coloro che sono in difficoltà. In territorio palestinese, infatti, già si cominciano a vedere gli effetti della chiusura totale, ormai in vigore da più di quaranta giorni. “Avremo momenti difficili anche quando finirà la pandemia, perché qui la gente dipende dal turismo e molti lavorano a giornata – afferma padre Rami Asakrieh, parroco di Santa Caterina –. Tutto adesso è fermo e lo sarà probabilmente per mesi. Il problema principale di Betlemme sarà quello del lavoro”. Padre Toufic Bou Merhi, parroco della chiesa latina di San Giovanni ad Acri, è impegnato a tenere i contatti, via social, con i suoi 120 fedeli e un particolare riguardo lo dedica agli oltre venti bambini, che si preparano alla Comunione e alla Confermazione. Padre Agustin Pelayo Fregoso è il parroco della chiesa di Sant’Antonio a Giaffa, frequentata da oltre millecinquecento cristiani di lingua araba e numerose comunità di migranti filippini, africani e indiani. Anche a Giaffa l’uso dei social media ha reso possibile la vicinanza con i fedeli. Sono stati creati gruppi di preghiera su Whatsapp e su Zoom.