“Oggi, nel pieno della pandemia del coronavirus, diventa ancor più evidente la fragilità istituzionale, economica, sociale e sanitaria dell’America Latina”. Ecco perché, secondo Guzmán Carriquiry Lecour, vicepresidente e segretario esecutivo emerito della Pontificia Commissione per l’America Latina (Cal), intervistato dal Sir, è molto importante il Manifesto dei leader politici cattolici latinoamericani, diffuso nei giorni scorsi. “L’unico vantaggio – prosegue Carriquiry in riferimento al contagio del Covid-19, è che il virus è arrivato più tardi e si è potuto imparare dei successi e dei fallimenti di altri Paesi. Ma sono molto gravi le condizioni di partenza: una spesa sanitaria inadeguata, con insufficienti strutture, ma soprattutto con una grande fragilità sociale. Penso agli anziani, ma pure di quel dilatato mondo ‘informale’ che abita in pessime condizioni di vita e di igiene e che lavora, in genere, nelle strade cittadine. Non a caso, Papa Francesco ha chiesto un reddito minimo di sopravvivenza per tutta quella gente. La Banca Mondiale ha già calcolato in un 4.6% la caduta del Pil per America Latina nel 2020. Il grosso volume di debito estero di molti Paesi latinoamericani diventa nei fatti impagabile”.
Le calamità, infatti, prosegue Carriquiry, “si scaricano sempre sopra i più deboli. La Segreteria esecutiva della Commissione Economica per l’America Latina delle Nazioni Unite (Cepal) ha affermato che la povertà nella regione potrebbe raggiungere i 220 milioni del 620 dei latinoamericani, mentre l’indigenza assoluta colpirebbe 90 milioni di persone. Grazie a Dio, la Chiesa ha una grandissima rete capillare di carità, di solidarietà e di aiuti ai più diversi bisogni della gente, soprattutto delle persone e delle famiglie in situazione di maggiore povertà”.
Non va, inoltre, dimenticato che questa situazione si scarica su Paesi che “hanno visto lo scorso anno grandi spontanee rivolte popolari che hanno fatto irruzione ovunque come espressione di un profondo malessere sociale. La ricostruzione sarà un processo molto duro, sicuramente in mezzo a forti convulsioni sociali, ma tanto necessaria, sempre che si voglia veramente recuperare non soltanto una forte crescita economica, ma che questa sia accompagnata da profonde trasformazioni in ordine all’inclusione sociale. È necessario, infatti, che i popoli siano protagonisti di questa ricostruzione, e non semplici ‘assistiti’ dalle élite. Il tempo è favorevole, nonostante tutto, per ricostruire una nuova America Latina, su quella pietra che molti ‘costruttori’ hanno scartato ma che deve diventare pietra angolare”.