Offrire indicazioni per operare in modo etico nell’ambito dell’intelligenza artificiale (Ia) è l’obiettivo della Call for Ethics firmata lo scorso 28 febbraio, a conclusione dell’assemblea della Pontificia Accademia per la vita, dal presidente della Pav, mons. Vincenzo Paglia; dal presidente di Microsoft, Bradford Lee Smith; dal vicepresidente esecutivo Ibm, John Kelly III; dal direttore generale della Fao, Qu Dongyu; dal ministro del governo italiano per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano. A soffermarsi sul documento è p. Carlo Casalone nel quaderno 4075 de La Civiltà Cattolica, in uscita sabato 4 aprile e appena anticipato integralmente sul sito della rivista, mettendone a fuoco i principi fondamentali. Anzitutto trasparenza: “In linea di massima, i sistemi di intelligenza artificiale devono essere spiegabili”; quindi inclusione: “I bisogni di tutti gli esseri umani devono essere presi in considerazione in modo tale che ognuno possa trarne beneficio e a tutti gli individui vengano offerte le migliori condizioni possibili per esprimersi e svilupparsi”; responsabilità: “Coloro che progettano e mettono in opera queste tecnologie devono procedere con responsabilità e trasparenza”; imparzialità: “Evitare di creare o di agire secondo pregiudizi, salvaguardando così l’equità e la dignità umana”. E ancora, affidabilità: “I sistemi di intelligenza artificiale devono essere in grado di funzionare in modo attendibile”; sicurezza e privacy: “I sistemi di intelligenza artificiale devono funzionare in modo che gli utenti siano tutelati e rispettati nella loro riservatezza”. Casalone fa notare come questi princìpi siano in sintonia con i documenti elaborati da vari organismi dell’Ue e osserva: “Non era scontato che potessero risultare condivisibili anche da grandi imprese del mondo statunitense, che ne hanno elogiato la validità in diversi contesti”. Per p. Casalone “la riflessione etica viene provocata da coloro che operano sul campo e sono al centro dei processi di trasformazione delle loro discipline”: un tempo genetisti e medici; ora scienziati dei dati e dei computer. Di qui l’importanza di un’etica per le tecnologie digitali, proposta con il neologismo “algor-etica”. Oggi, conclude, “biotecnologia e informatica non sono più separate, ma procedono in stretta connessione”; “la bioetica può entrare in dialogo e in sinergia con l’etica per gli algoritmi: un nuovo ‘ponte verso il futuro'”.