“Qual è il messaggio di Dio al cuore dell’uomo, di fronte a quanto sta succedendo?”. È l’interrogativo posto dal presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), mons. Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo, in un messaggio diffuso ieri e intitolato “Fede, speranza e misericordia di fronte al coronavirus”. Un messaggio che arriva in un momento nel quale, in tutta l’area dell’America Latina e Caraibi, il contagio cresce di 3mila casi al giorno, arrivando ieri a 22.912 casi di positività e a 658 morti.
Scrive tra l’altro mons. Cabrejos, citando ampiamente le parole pronunciate dal Papa in piazza San Pietro lo scorso 27 marzo: “La speranza nel mezzo di questa crisi è che questa pandemia sia superabile se tutti e tutte cooperiamo responsabilmente. Da essa nessuno si può salvare da solo. Mentre ci troviamo presi da esperienze di insicurezza e angustia, timore e sofferenza e siamo fermi, questo tempo può comunque essere un momento di grazia per lasciare che Dio tocchi e sani le nostre ferite, che ci trasformi e rinnovi interiormente, perché viviamo con occhi, orecchi e un cuore aperti a Dio, ai nostri fratelli, alla madre natura”.
Prosegue il presidente del Celam: “Il Sinodo per la regione amazzonica, promosso da Papa Francesco, ha cercato di dare un giro di volta, di invertire la nostra prospettiva: da centralista a locale, da globalizzante a periferica, da monoculturale e standardizzante a singolare e personale. Se non sappiamo ricominciare da questa nuova prospettiva, la scienza curerà i corpi, ma non le menti. Se non sappiamo ricominciare dal marginale sarà difficile ripensare la dimensione globale, che ora ci mostra drammaticamente il suo volto minaccioso”.
In questa situazione, “la Parola di Dio e la preghiera sono la nostra fonte principale di nutrimento e forza spirituale. Vi invito a pregare gli uni per gli altri, per le persone malate che hanno contratto il Covid-19, per le loro famiglie e per tutte le persone che le assistono e curano; preghiamo anche per tutte le persone che nel mondo sono morte a causa del virus e per i familiari”.
Esorta, infine, mons. Cabrejos: “Prolunghiamo l’amore generoso di compassione e misericordioso, che Dio ha per noi, soprattutto verso quei fratelli che vivono in condizioni di grande precarietà” e attraverso la Pastorale sociale e le Caritas diocesane e nazionali “discerniamo su come possiamo in maniera efficace praticare la solidarietà nei loro confronti”.