Sarà necessaria “una riflessione approfondita su ciò che questa crisi ci ha insegnato, insieme a forti misure politiche ed economiche per mitigare le conseguenze catastrofiche che essa avrà per l’istruzione e la società nel suo insieme”. Lo scrive in una nota oggi il Comitato sindacale europeo per l’istruzione (Etuce), che rappresenta 132 sindacati dell’istruzione e 11 milioni di lavoratori in 51 Paesi. In questa situazione emergenziale che richiede chiusure scolastiche e adattamenti senza precedenti nella prassi educativa, “il personale scolastico sta cercando di continuare a servire le proprie comunità e fornire a tutti gli studenti la migliore istruzione possibile”, nonostante le enormi sfide: il passaggio “all’insegnamento remoto e online, l’accesso insufficiente e disuguale al sostegno richiesto e lo stress dell’isolamento e della malattia”.
L’istruzione, come altri servizi pubblici, sta affrontando “più gravemente che mai le conseguenze di un decennio di tagli e austerità”, denuncia l’Etuce. Ma nella crisi si riscopre “il ruolo sociale vitale dei sistemi di istruzione e dei loro lavoratori”. Dall’Etuce l’appello che “questa crisi sanitaria non diventi una crisi dell’istruzione di qualità, di giustizia sociale o di benessere degli insegnanti” e che, in prospettiva “non si apra la porta a un’ulteriore privatizzazione e commercializzazione dei nostri sistemi educativi”, visto che “l’austerità e le politiche di educazione neoliberista hanno causato danni terribili nell’ultimo decennio, minando l’uguaglianza nell’istruzione e allontanando molti insegnanti dalla professione”. È necessario “porre la dignità umana, l’equità, la solidarietà e il bisogno pubblico al centro delle nostre decisioni, non l’avidità individuale o le ideologie neoliberali fallite”, nella futura “ricostruzione di un sistema educativo più equo e sostenibile per tutti”.