“L’attuale contesto della quarantena sanitaria è drammatico per molte persone in situazioni di povertà o vulnerabilità, a causa della solitudine o dei pericoli della convivenza forzata, oppure a causa della mancanza di lavori informali essenziali per il bilancio familiare; così come per l’impossibilità oggettiva di godere di condizioni che dovrebbero essere minimali per conformarsi all’assistenza sanitaria”. Lo sostiene l’Osservatorio del disagio sociale dell’Università Cattolica Argentina, che ieri ha diffuso un breve rapporto che ha l’obiettivo di quantificare l’aumento della vulnerabilità sociale nel periodo di quarantena per prevenire il contagio del Covid-19. Infatti, “in questo quadro, sebbene necessario, l’isolamento sociale obbligatorio tende ad approfondire gli effetti di esclusione per i quali non ci sono mai stati prima né esistono ora efficaci politiche di inclusione sociale, con la circostanza aggravante che, quando finirà la quarantena, lo stesso contesto economico ufficiale sarà fortemente indebolito” e temi centrali dell’agenda politica continueranno a essere “la crisi del debito, la recessione e la stagnazione, insieme all’aumento della disoccupazione e della povertà”.
L’Osservatorio, nella sua analisi, non potendo contare su dati aggiornati a questi giorni, è partito da alcuni indicatori statistici corrispondenti al secondo semestre del 2019, quando il tasso di povertà nelle zone urbane, secondo l’Uca, arrivava al 40% e quello di indigenza sfiorava il 9%. Il 7,4% si trovava in situazione di insicurezza alimentare grave.
Secondo l’organismo dell’Uca, “nel contesto della pandemia Covid-19 e dell’isolamento sociale preventivo obbligatorio, tali privazioni e disuguaglianze assumono un’altra dimensione, ancora più svantaggiosa, in un contesto di crisi economica e rischio per la salute, mentre da un lato la paralisi economica mette a dura prova le politiche assistenziali e dall’altro le condizioni strutturali impongono limiti alle misure preventive di contagio”.
Lo studio fa notare che, sempre nel secondo semestre 2019, le abitazioni della zona urbana non avevano il collegamento alla rete idrica nel 10% dei casi e quasi 3 famiglie su dieci vivevano in case senza fognature; percentuali che aumentavano di molto nei quartieri più periferici. Del resto, il 14 per cento della popolazione viveva in situazione di povertà abitativa, percentuale che saliva al 30% nei quartieri più poveri. E il 64% dei lavoratori, nei medesimi quartieri, era impiegato nella cosiddetta economia “informale” o in lavori precari. L’Osservatorio riflette anche sul gap tecnologico e sulle difficoltà d’accesso alla rete internet, fondamentale in questo periodo di quarantena. Tutte situazioni destinate inevitabilmente ad aggravarsi e a dilatarsi, soprattutto per minori e anziani.