Sette inviti per vivere questo difficile momento di pandemia arrivano dai vescovi della Conferenza episcopale honduregna (Ceh), nel messaggio di Pasqua firmato dal presidente, mons. Angel Garachana Pérez, vescovo di San Pedro Sula, e da padre Emigidio Duarte Figueroa, segretario generale. Il messaggio, diffuso ieri, coincide con una fase di aumento dei contagi nel Paese centroamericano (442, con 41 morti). “Abbiamo vissuto con tutta la comunità mondiale giorni di sconcerto, oscurità e perfino disperazione; però la fede nel Signore Risorto ci sostiene per credere che è possibile un cambiamento” e in questa occasione “abbiamo l’opportunità di correggere i nostri errori”. Da qui gli inviti concreti della Ceh. Il primo è di essere “solidali con tutti, perché solo così supereremo questa crisi”. Servono, allora, vicinanza e compassione con i contagiati, misericordia senza stigmatizzazioni e poi speranza, collaborazione e preghiera. Il secondo invito è di “lavorare per il bene comune”, il che significa avere soprattutto a cuore le persone che hanno perso in queste settimane lavoro e salario. In terzo luogo, i vescovi raccomandano di “rafforzare la coscienza civica”, osservando le disposizioni restrittive che vengono date; inoltre, esprimono gratitudine e appoggio al personale sanitario e a chi è costretto a lavorare a contatto con i malati, anche se “la pandemia ha messo in evidenza la precarietà del nostro sistema sanitario, come noi stessi avevamo segnalato”. Il quinto invito è ad “affrontare uniti la grande sfida della pandemia nei suoi aspetti sanitari, economici e culturali”. In questa circostanza, pur riconoscendo lo sforzo dello Stato, la Ceh segnala la necessità di un Governo autorevole, in grado di indicare la direzione e coordinare gli sforzi, che amministri in modo onesto e trasparente, “senza dimenticare la lotta alla corruzione”. Si tratta di condizioni minime perché la lotta al virus abbia successo ed è necessario e urgente che “il Governo convochi le persone esperte nelle varie aree che sono in gioco in questa emergenza, senza tenere conto delle tendenze politiche”. Il sesto invito è la conseguenza del precedente: “Essere trasparenti nelle decisioni e nei processi amministrativi”, collaborando anche con la società civile. In quest’ambito, la Caritas sta già operando con questi criteri. Infine, l’invito a ripensare con fiducia e speranza gli stessi cammini pastorali. Concludono i vescovi: “Non possiamo pensare di tornare a una supposta normalità, se questo significa vivere sotto la stessa violenza, ingiustizia, povertà, corruzione, violazione delle leggi e della Costituzione, vergognoso populismo, distruzione della casa comune”. Occorre “che il nuovo inizio della vita del popolo honduregno sia deciso non da pochi, ma da tutti”.