“Siccome gli Eurobond sono irrealizzabili, abbiamo deciso di puntare sui Recoverybond, gli unici che si potranno ottenere, vista la posizione di alcuni Paesi del nord. Non è questione di nomi ma di sostanza. Il punto è il messaggio: la mutualizzazione europea del debito”. Così Antonio Tajani, presidente della commissione Affari costituzionali (gruppo dei Popolari all’Europarlamento), spiega la scelta di voto contrario all’emendamento proposto dai Verdi sulla condivisione del debito tra i Paesi Ue, scelta condivisa dalla Lega, nel quadro della risoluzione sull’azione coordinata dell’Ue contro il Covid-19. In una videoconferenza stampa organizzata dall’ufficio del Parlamento europeo in Italia, Irene Tinagli (Socialisti e democratici), presidente della Commissione problemi economici e monetari, si è dichiarata contenta del segnale forte che arriva dal Parlamento con questa risoluzione, anche se è dispiaciuto il voto contrario all’emendamento di alcuni partiti politici italiani, emendamento “che avrebbe introdotto l’idea che una parte sostanziale del debito emesso in questo periodo di emergenza venisse mutualizzata”. “Pensavo fosse la battaglia su cui tutta l’Italia avrebbe votato compatta”, ha affermato Tinagli. Il Movimento 5 stelle ha votato a favore anche se “il testo finale non soddisfa completamente, manca un forte riferimento ai coronabond per finanziare la ripartenza”, la posizione espressa dal vicepresidente del Parlamento Fabio Massimo Castaldo. “Dispiace sia mancato l’appoggio trasversale nell’interesse nazionale”.
E ancora Castaldo: “Non si è chiesto da nessuna parte una mutualizzazione del debito pregresso, ma la condivisione del rischio e una grande iniziativa per scongiurare un passaggio di estremo pericolo per tante economie dell’eurozona”, torna a spiegare Castaldo, che per altro annuncia che M5S voterà contro la risoluzione che nella sua interezza sarà messa al voto oggi nell’Europarlamento. E aggiunge tuttavia Castaldo: “il Consiglio europeo del 23 aprile segnerà inequivocabilmente un punto cruciale nella storia del futuro dell’integrazione europea”. Se le risposte non saranno “determinate e ambiziose” si rischia che “il progetto europeo possa essere messo in discussione radicalmente. Quindi l’eurocamera deve dare un indirizzo politico forte”.