Sla: Università La Sapienza, cellule killer del sistema immunitario hanno ruolo in prime fasi di sviluppo e sono possibile bersaglio terapeutico

La sclerosi laterale amiotrofica (Sla) è una malattia neurodegenerativa rara che colpisce ogni anno una persona ogni 300mila individui e porta alla perdita progressiva dei motoneuroni, con denervazione e atrofia dei muscoli scheletrici. Ad oggi non esiste una cura adeguata che riesca a prolungare o migliorare significativamente la vita dei pazienti. Come per altre patologie del sistema nervoso, anche per lo studio della Sla è prevalsa in passato una visione neurocentrica; più recentemente, la ricerca ha focalizzato la sua attenzione anche sulle cellule della glia, che rappresentano una componente significativa sistema nervoso, e su quelle del sistema immunitario, dimostrando che i meccanismi infiammatori giocano un ruolo chiave nello sviluppo e nella progressione di questa e altre patologie neurodegenerative. In un nuovo studio internazionale, al quale hanno preso parte i dipartimenti di Fisiologia e farmacologia, di Medicina molecolare e di Neuroscienze dell’Università “La Sapienza” di Roma, è stato dimostrato come alcune cellule del sistema immunitario, chiamate Natural killer (Nk), invadendo il sistema nervoso centrale, giochino un ruolo chiave nella morte del motoneurone e nell’attivazione di meccanismi citotossici durante la progressione della Sla. I risultati del lavoro, che suggeriscono le cellule Nk come un nuovo possibile bersaglio terapeutico, sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications. “Abbiamo dimostrato che eliminando le cellule Nk o bloccando l’attività dell’interferone gamma – spiega Cristina Limatola, coordinatrice del team Sapienza – si riduce lo stato infiammatorio della microglia”, aumenta il numero delle cellule “che infiltrano il sistema nervoso centrale e si determina un rallentamento nell’insorgenza dei deficit motori associati alla Sla”. I risultati dello studio evidenziano l’importanza di concentrare l’attività scientifica sulla ricerca di una terapia mirata a modulare il microambiente del motoneurone, al fine di migliorare la condizione di vita dei pazienti affetti da Sla, suggerendo, in particolare, le cellule Nk come un possibile bersaglio terapeutico.

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