“È stato un grande autore, un viaggiatore, una persona avventurosa, molto radicale nei suoi valori. Un modello per molti scrittori, non solo latinoamericani”. Questo il commento, di fronte alla morte di Luis Sepúlveda, della professoressa Sonia Carrasco Zambrano, docente in Letteratura latinoamericana alla UniAcc di Santiago (Cile). Inevitabile, con lei, parlare del rapporto dello scrittore con il suo Paese d’origine, il Cile: “Lasciò il Paese a 24 anni, dopo essere stato arrestato negli anni del regime di Pinochet. In seguito, prese un appartamento nell’incontaminato Sud del Paese, ma ci abitò poco, forse si sentiva isolato, ma bisogna pensare che il suo esilio fu molto forte dal punto di vista emozionale. Lascia al nostro Paese e alle giovani generazioni una grande eredità. Tutti gli studenti, in Cile, leggono a scuola alcune sue opere”, come “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” o “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”.
La professoressa Carrasco mette in evidenza alcune delle caratteristiche salienti di Sepúlveda: “È sempre stato a fianco degli esclusi, dei dimenticati, si è fatto carico di loro. E poi voglio ricordare il suo grande amore per la natura e per gli animali, il rapporto con il suo gatto, tutti aspetti che ritroviamo sulle sue opere, che sono dei grandi racconti, affascinanti, in cui vengono abbattute quelle frontiere, geografiche e politiche, che sono invece tipiche del Cile, delle fiabe che contengono un grande messaggio di libertà, un invito a vivere la vita in pienezza. Credo che proprio questo sia il messaggio per i nostri giovani”. Quella dello scrittore, che è partito da una cultura dell’epoca delle ideologie, conclude la docente, “è stata poi un’etica attenta alla persona, al suo rispetto. La sua idea di amore è molto vicina a quella cristiana, molto evangelica, così come il suo rispetto per la natura e l’idea che si può vivere in maniera diversa rispetto a quella della cultura dominante”.