In un report regionale sull’Europa e l’Asia centrale pubblicato oggi, Amnesty international punta il dito contro le politiche migratorie che “esternalizzano” il controllo delle frontiere a Paesi con una dubbia situazione in materia di diritti umani, come la Libia o la Turchia. “A novembre – ricorda l’organizzazione per i diritti umani -, il governo italiano ha prolungato con la Libia, di altri tre anni, il suo accordo relativo ai migranti nonostante le costanti prove di sistematiche violazioni dei diritti umani, tra cui le torture nei centri di detenzione libici”. Lo stesso accade per l’accordo Ue-Turchia del 2016, stretto per frenare le migrazioni. Prima dell’incursione della Turchia nel nordest della Siria nell’ottobre 2019, Amnesty aveva condotto decine di colloqui secondo i quali centinaia di siriani sarebbero stati deportati dalla Turchia tra maggio e settembre, con presunti “rientri volontari”. L’accordo sta anche provocando un sovraffollamento senza precedenti nei centri delle isole dell’Egeo, dove decine di migliaia di persone vivono in condizioni di indigenza. Inoltre decine di difensori dei diritti umani, giornalisti, Ong sono sotto attacco solo per “aver chiesto ai governi di rispondere del proprio operato”. “Il loro lavoro per far rispondere le autorità del proprio operato sarà ancora più fondamentale durante la crisi del Covid-19 e nel periodo successivo ad essa”, evidenzia Marie Struthers, direttrice di Amnesty international per l’Europa.