“I governi europei e quelli dell’Asia centrale hanno violato i diritti delle persone reprimendo sempre più severamente le proteste e cercando di intaccare l’indipendenza del sistema giudiziario per evitare di dover rispondere del proprio operato”. È la denuncia contenuta in un rapporto di Amnesty international, una delle panoramiche regionali sulla situazione dei diritti umani nel 2019. “Nel 2019, in Europa e Asia centrale le persone hanno subito minacce, intimidazioni e accuse, sono state oggetto di uso eccessivo della forza da parte della polizia e sono state discriminate – ha dichiarato Marie Struthers, direttrice di Amnesty international per l’Europa -. Tuttavia, la mobilitazione locale di persone coraggiose che hanno osato opporsi e chiedere che gli Stati rispondessero delle proprie azioni offre uno spiraglio di speranza per il futuro”.
In Polonia, ad esempio, l’indipendenza del sistema giudiziario “è stata sfrontatamente minacciata da parte del partito al potere con azioni volte a controllare giudici e tribunali”. Sono aumentate anche le preoccupazioni sull’indipendenza del sistema giudiziario in Ungheria, Romania e Turchia. Nel 2019, inoltre, gli Stati hanno posto pesanti restrizioni alle dimostrazioni in Francia, Polonia e Turchia, mentre molti altri Stati hanno avviato procedimenti penali sui dimostranti. Si sono svolte manifestazioni contro le misure di austerità e contro la corruzione, in difesa della giustizia sociale e dell’indipendenza del sistema giudiziario in Austria, Francia, Polonia, Romania, Repubblica Ceca e Ungheria. “Molti Stati – si legge nel report – hanno represso le manifestazioni violando i diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione”. In Francia, Austria e Spagna centinaia di persone sono rimaste ferite durante gli scontri con la polizia. “La polizia ha fatto ricorso all’uso eccessivo della forza in Francia – sottolinea Amnesty – e ha interrotto con violenza assembramenti pacifici in Turchia, dove il divieto assoluto di assembramenti è stato spesso utilizzato per negare il diritto alla libertà di assemblea pacifica”. Anche a Mosca e in altre città della Russia è stata repressa la protesta contro il diniego delle autorità di consentire ai candidati dell’opposizione di partecipare alle elezioni comunali, con la condanna penale di una ventina di partecipanti.