Deportazioni dagli Stati Uniti al Messico, senza un’adeguata reazione di quest’ultimo Paese. Ma anche, al tempo stesso, deportazioni dallo stesso Messico al Guatemala, senza rispetto e riguardo per i loro diritti e per la loro sicurezza sanitaria, in questa fase di emergenza coronavirus. Lo denunciano i vescovi referenti della Mobilità umana di Messico, Guatemala e Honduras, rispettivamente mons. José Guadalupe Torres Campos, vescovo di Ciudad Juárez, mons. José Domigo Buezo Leiva, vicario apostolico di Izabal, mons. Luis Solé Fa, vescovo di Trujillo, in una nota diffusa nei giorni scorsi. “Notiamo con preoccupazione – dicono – che il Messico non sta trattando la questione della migrazione come un fenomeno di vitale importanza in questi giorni di Covid-19, consentendo al suo vicino settentrionale di espellere i cittadini di qualsiasi Paese nel suo territorio, compresi molti senza un giusto processo e senza la protezione necessaria fornita ai richiedenti asilo. Le deportazioni di intere famiglie con bambini a tarda notte rendono queste persone facili prede del crimine organizzato. La deportazione di cittadini non messicani dagli Stati Uniti, che il Messico riceve senza concedere loro un documento di soggiorno legale nel Paese, è preoccupante”.
Allo stesso modo, denunciano i vescovi, “il Messico continua a espellere i cittadini centroamericani, in particolare i migranti honduregni in Guatemala, violando il diritto internazionale e lasciando questi cittadini in una situazione di totale vulnerabilità”.
Da parte sua, “il Guatemala sta permettendo ai migranti di attraversare il suo territorio, nonostante le frontiere siano chiuse e nel silenzio complice del governo honduregno, che non sta facendo abbastanza per soddisfare le esigenze della sua popolazione e anche per mantenere il controllo di confini che afferma di aver chiuso”.
Prosegue il comunicato: “Notiamo con preoccupazione che i migranti, tra così tante persone vulnerabili di fronte a questa pandemia, rimangono invisibili nelle politiche sociali e umanitarie”. Al contrario, le Conferenze episcopali di Messico, Guatemala e Honduras chiedono di “considerare la questione della migrazione come un fenomeno di vitale importanza in questo periodo di diffusione del coronavirus in modo da non esporre i migranti a maggiori rischi, né le popolazioni attraverso le quali transitano”, di “arrestare le espulsioni e far rispettare il diritto internazionale”, di “garantire un’adeguata assistenza medica ai migranti indipendentemente dal loro stato di immigrazione, rispettando il diritto alla salute”.