“Chi sono gli operatori di pace”? È a questa domanda che risponde la settima Beatitudine, “la più attiva, più esplicitamente operativa”. Lo ha spiegato il Papa, durante la catechesi dell’udienza di oggi, trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano. “L’espressione verbale è analoga a quella usata nel primo versetto della Bibbia per la creazione e indica iniziativa e laboriosità”, ha proseguito Francesco: “L’amore per sua natura è creativo – l’amore è sempre creativo – e cerca la riconciliazione a qualunque costo”. “Sono chiamati figli di Dio coloro che hanno appreso l’arte della pace e la esercitano, sanno che non c’è riconciliazione senza dono della propria vita, e che la pace va cercata sempre e comunque”, l’identikit dell’operatore di pace: “Sempre e comunque, non dimenticare questo, va cercata così!”, ha aggiunto il Papa a braccio: “Questa non è un’opera autonoma frutto delle proprie capacità, è manifestazione della grazia ricevuta da Cristo, che è nostra pace e ci ha resi figli di Dio”. “La vera shalòm e il vero equilibrio interiore – ha concluso Francesco – sgorgano dalla pace di Cristo, che viene dalla sua Croce e genera un’umanità nuova, incarnata in una infinita schiera di santi e sante, inventivi, creativi, che hanno escogitato vie sempre nuove per amare. I santi, le sante che fanno la pace. Questa vita da figli di Dio, che per il sangue di Cristo cercano e ritrovano i propri fratelli, è la vera felicità. Beati coloro che vanno per questa via! E Di nuovo buona Pasqua a tutti, nella pace di Cristo!”.