“Pasqua ci sveglia dallo stordimento che ci porta incredibilmente a essere incoscienti, a rassegnarci, a diventare complici del contagio del male, a crederci furbi pensando sufficiente salvare se stessi e non combattendolo, seguendo Gesù e amando come Lui ci insegna”. Lo ha detto l’arcivescovo di Bologna, il card. Matteo Zuppi, nell’omelia della Messa nella Domenica di Pasqua, celebrata nella cattedrale di San Pietro, senza la partecipazione dei fedeli. “La morte non è più definitiva. Risorge chi resta e non scappa, chi aiuta con i piccoli grandi gesti gratuiti, solo gratuiti, di amore per gli altri – ha aggiunto il porporato -. Risorge chi ama i nemici e sconfigge l’inimicizia; chi muore all’egocentrismo e scopre l’amore; chi perdona e si libera dal male e dalle sue catene di vendetta e di odio. Risorge chi ama anche quando sembra inutile, perché adesso sappiamo che l’amore non è mai inutile e solo amando senza fine la vita non ha fine. Risorge chi non si rassegna e resiste al male”.
Il cardinale ha poi osservato che “l’amore vuole riempire l’assenza, sempre inaccettabile e dolorosa, vince le distanze, supera l’isolamento”. “L’amore si trasmette e dona sempre frutti. La tristezza paralizza il cuore, svuota di energie, stempera ogni entusiasmo, rende la gioia come fosse eccessiva, la passione esagerata”. Nelle sue parole la consapevolezza che “anche l’amore si contagia!”. “Per questo non teniamolo nascosto!”.
Infine, il ricordo di Carlo Urbani, medico, morto a 47 anni in Vietnam, dove aveva identificato la malattia della Sars, della quale fu contagiato e rimase vittima. “Grazie a lui la malattia venne sconfitta”, ha ricordato Zuppi. “Produrre germogli e piante: è il seme che cade a terra, dona vita e così trova la sua vita. In ogni seme il fiore c’è. Questa è la resurrezione del Figlio di Dio che cade a terra per dar frutto”.