“Il forte desiderio di Dio di questo tempo ci aiuterà, quando tutto sarà finito, a vivere un incontro più maturo con il Risorto, Egli è già alla porta della nostra casa interiore e bussa desideroso di fare storia con la nostra storia di uomini e donne che talvolta si sono accomodati con rassegnazione davanti a un destino che sembrava ineluttabile, al fluire degli eventi con apatia e pessimismo, alla superficialità relazionale costruita di rapporti falsi e di facciata, all’incoerenza e alla incapacità di servire”. Lo scrive mons. Orazio Soricelli, arcivescovo di Amalfi-Cava de’ Tirreni, nel suo messaggio per la Pasqua.
“È il tempo di preparare la nostra Pasqua, l’occasione di fare un salto, un passaggio, un cambiamento radicale che ci immerge nel mistero della vita in Cristo e ci rende capaci di stupore, di contemplazione, di ascolto non solo di Dio che parla ma anche del fratello che abbiamo relegato dietro l’angolo o in fondo alla fila, nascosto al nostro sguardo insensibile”, evidenzia il presule.
Per l’arcivescovo, “il mondo di oggi, più che mai, in questo tempo così fragile e delicato esige, soprattutto da noi cristiani ‘responsabilità’ da assumere come segno di civiltà e di carità. La nostra presenza nella società deve essere tanto discreta ma altamente significativa, uomini e donne dall’esistenza laboriosa che sanno accogliere con gratitudine e stupore ogni nuovo giorno che il Signore vorrà donarci; e solo attraverso questa credibile testimonianza poter essere il sussurro della Vox Dei che propone e mai impone”.
Nulla “avviene invano e nessuna situazione, in cui ci troviamo immersi e che segna la nostra vita di cristiani, è completamente insensibile all’amore”. Allora, “pur nella difficoltà, siamo e restiamo discepoli del Signore, donne e uomini incamminati incontro al Risorto, già vivo e presente in mezzo a noi. Quando si rimane uniti a Lui il freddo intenso dei momenti difficili non ci paralizza e, se il sogno di Dio è il nostro sogno, al termine della nostra storia abbiamo una certezza: l’abbraccio tenero e forte della Sua infinita misericordia che ci attende”. Mons. Soricelli conclude ricordando: “Siamo e restiamo una comunità che vive e celebra la Pasqua del suo Signore!”.