“Sono giorni segnati da un grande vuoto: vuoto di riti, vuoto di volti, vuoto di presenze, vuoto di contatti…. Una pandemia diffusa e violenta ci ha tolto le nostre sicurezze, le nostre abitudini, le nostre feste, i nostri incontri. Una paura, mista a disorientamento e sconcerto, si è impadronita di noi. Ci sentiamo smarriti, confusi, ciechi. Non riusciamo a leggere bene quel che sta accadendo, non riusciamo a vedere o a intravvedere quel che sarà, come saremo, come e se riprenderemo la nostra vita”. Tuttavia, “educati dal Venerdì Santo e dal Sabato Santo, noi cristiani dovremmo saper stare di fronte alla morte, di fronte alla tomba, di fronte al silenzio di Dio e degli uomini”. La gioia di Pasqua, infatti, “non è un banale happy end della storia di Gesù, non è il lieto fine del Vangelo per cui vissero tutti felici e contenti, né è la cancellazione del dolore del mondo o la semplice rimozione delle tante sanguinanti ferite della storia”. Sono le parole risuonate questa mattina al Santo Sepolcro di Gerusalemme durante la Veglia pasquale presieduta dall’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa. Ricordando “l’alba della prima Pasqua e i sentimenti dei discepoli e delle donne” accorse al sepolcro, vuoto, di Cristo, mons. Pizzaballa rimarcato che “la gioia di Pasqua, quella vera, nasce e consiste proprio in una nuova capacità di guardare il vuoto, di dialogare con il dolore, di vedere i segni della morte e credere”. Dal Santo Sepolcro l’arcivescovo ha chiesto al Signore “per me, per voi, per la nostra diocesi, per la Chiesa, per il mondo uno sguardo pasquale, una nuova visione per meglio rispondere a Colui che non cessa di ripeterci: ‘Venite e vedete’. Sono convinto, infatti, che il vuoto che ci tocca di vivere in questi giorni, e chissà per quanto tempo ancora, non sia semplicemente assenza di persone o di cose o di abitudini, ma somigli molto al vuoto del Sepolcro del Signore. L’annuncio pasquale che è da poco risuonato conduce anche noi a credere che un mistero vuole rivelarsi ai nostri occhi, una nuova parola vuole nascere da questo silenzio”.