La gioia della Pasqua “risulta oggi in forte contrasto con la Quaresima che abbiamo appena concluso, caratterizzata invece dal deserto, concretamente reso visibile dall’impossibilità di ritrovarci a celebrare l’Eucaristia festiva; dall’impossibilità di fraterni e domestici incontri durante la benedizione delle famiglie; ma soprattutto una quaresima dominata dalla sofferenza e dal pianto per la morte di tante, troppe persone innocenti, a motivo della pandemia da cui neppure il nostro territorio è stato risparmiato”. Lo scrivono i vescovi di Pesaro, Urbino e Fano, in un messaggio comune per Pasqua, pubblicato su “Il Nuovo Amico”. Mons. Piero Coccia, arcivescovo di Pesaro, mons. Giovanni Tani, arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, e mons. Armando Trasarti, vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, ammettono: “Ci sentiamo fragili! Tutti! Quanto abbiamo fatto nostro il rimprovero duro e allo stesso tempo carico d’affetto di Marta a Gesù, per la morte del fratello Lazzaro: ‘Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto’”. Ma “tra tanto dolore e infinito smarrimento, ecco alcune fiaccole che hanno reso (e tuttora lo fanno!) meno acerbo il nostro sconforto: la preghiera e la vicinanza dei nostri sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, il sacrificio e la gratuita abnegazione di quanti stanno donando la loro esistenza – talvolta a prezzo della stessa vita – per aiutare coloro che stanno soffrendo: medici, infermieri, personale sanitario, volontari della protezione civile e forze dell’ordine, operatori delle agenzie funebri, chiamati a dare conforto ai familiari dei defunti, impossibilitati a dare di persona l’estremo, umano saluto ai propri cari. E quanti altri a vario titolo si stanno prodigando in questo tempo nel servizio al prossimo, spinti dalla carità cristiana o – anche semplicemente – dalla comune appartenenza al genere umano”. A tutti ed a ciascuno “il grazie della nostra metropolia di Pesaro, Urbino e Fano”.
Poi ai cristiani un invito “a guardare oltre, ad intravedere la vittoria di Cristo risorto sul male, sul dolore, sulla morte. È questo il senso della Pasqua; è questa la gioia, la letizia pasquale che anche, e soprattutto, in questo periodo estremamente difficile siamo chiamati ad annunziare al mondo”. Confortati dalle parole del Signore risorto la mattina di Pasqua – “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno” – i tre presuli concludono: “Confidiamo arrivi presto quel giorno in cui torneremo alla normalità, là nella nostra Galilea (le nostre comunità), con le nostre relazioni, le nostre occupazioni, le nostre celebrazioni: proprio lì, dove tutto è iniziato, troveremo il Signore ad aspettarci. E sarà gioia piena. E sarà Pasqua di rinascita e risurrezione”.