“Questa prova passerà; la pandemia si placherà; le ferite saranno guarite. Prego perché tutti noi possiamo emergere da questa crisi, avendo scoperto l’essenziale insito in tutte le cose” e “apprezzare il valore dei doni divini della salute e della vita, del sacrificio e della rinuncia ai diritti individuali per amore dell’altro”. È questo l’augurio che dalla sede del Fanar, ad Istanbul, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, rivolge al mondo ortodosso ad inizio della Settimana Santa che gli ortodossi e le chiese oreintali cominciano domani, Domenica delle Palme, con 7 giorni di ritardo rispetto al mondo cristiano occidentale, in quanto seguono il calendario giuliano. “Stiamo entrando nella Settimana Santa con umiltà, al termine di una Quaresima vissuta diversamente rispetto alle precedenti. La pandemia del coronavirus ha cambiato la nostra vita quotidiana. Le chiese sono chiuse ai nostri fedeli. Non è possibile ricevere la Santa Comunione. Non vediamo il volto dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in chiesa. Siamo privati della fragranza dell’incenso. Tutto ciò evoca sicuramente un senso di alienazione”. Il Patriarca – come già aveva fatto ad inizio della emergenza – rinnova anche oggi l’invito a seguire le norme di protezione e isolamento decise dai governi annunciando che anche per la Settimana Santa e le diverse liturgie non ci saranno deroghe. “Restiamo nelle nostre case per proteggerci dal virus letale”. “Siamo stati obbligati a prendere questa decisione angosciosa, estendendo queste regole per applicarle anche alla Settimana Santa. Per la protezione di tutti, senza eccezioni”.
Nel messaggio, Bartolomeo confida: “Cari fratelli e figli, siate certi che se voi vi sentite feriti dalle chiese chiuse, anche il vostro Patriarca è angosciato e turbato. Tuttavia, vi assicuro che non c’era altro modo. In questo momento critico della pandemia, medici e scienziati propongono le misure obbligatorie imposte dagli Stati. Anche noi dobbiamo contribuire alla protezione dei nostri vicini. Naturalmente, preghiamo il Dio dell’amore, il medico delle nostre anime e dei nostri corpi, affinché possa rafforzare i malati nelle loro sofferenze e sostenere il difficile lavoro di medici, infermieri e tutti coloro che si sacrificano da soli per affrontare questo immenso problema. Questa crisi senza precedenti ha rivelato il potere e il valore dell’amore e della solidarietà, che trascendono tutti gli standard umani e portano il sigillo della grazia divina”. “Queste misure non incidono sulla nostra fede. Non diminuiscono affatto la centralità del Tempio o dei suoi sacri servizi nella vita dei nostri fedeli. Queste misure restrittive temporanee non sono decisioni contro la Chiesa. Non riguardano la nostra identità di credenti, ma solo la nostra identità di esseri umani che “abitano nel mondo”. Per questo, continueremo a seguire queste misure straordinarie”. Il Patriarca conclude assicurando di pregare “più intensamente per tutti voi”, invitando i fedeli ad accendere la luce della Pasqua nei loro cuori per diventare ovunque “la luce del mondo”.