“Impariamo ad incontrarci col Crocifisso. Purtroppo siamo troppo abituati a vederlo dappertutto, che quasi siamo diventati indifferenti. San Bonaventura definisce il crocifisso ‘prodigio di giustizia, modello di sofferenza, stimolo e provocazione d’amore’. Pensiamo al Crocifisso, particolarmente in questo giorno, pensiamo al Crocifisso e vediamo tutti i luoghi dove si soffre, pensiamo al Crocifisso e auguriamo che chiunque venga a consegnare la propria vita, anche in questo periodo di epidemia, possa avere la consolazione di avere fra le mani il Crocifisso”. Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, nell’omelia della celebrazione della Passione del Signore, presieduta insieme al vescovo ausiliare Marco Salvi nella spoglia e vuota cattedrale di San Lorenzo di Perugia. “Poiché tutti soffriamo e poiché tutti dobbiamo morire – ha detto il porporato –, impariamo a guardare più e meglio l’immagine del Crocifisso, e meditiamo su tutto ciò che questa immagine rappresenta. Sarà il pensiero di Barabba: ‘è morto al mio posto”’. Sarà il pensiero di San Paolo: ‘Mi ha amato e ha dato tutto sé stesso per me’. Sarà il pensiero di San Bonaventura, che sopra ho citato. Il cuore di Cristo è stato squarciato per rimanere sempre aperto. Guardiamo questa ferita, e in questo cuore aperto cerchiamo il nostro rifugio e la nostra salvezza”. Di qui la conclusione: “Stasera chiedo per me, per voi, per tutti coloro che ci stanno seguendo, soprattutto i più sofferenti, che il Padre misericordioso apra la nostra mente e il nostro cuore e ci renda sempre capaci di ascolto e di risposta, perché le piaghe di ogni fratello e ogni sorella, anche quelle di coloro che non conosciamo, sono le ferite del Crocifisso”.