“Il tempo del coronavirus è per tutti un lungo ‘venerdì santo’ vissuto con profonda sofferenza. Sofferenza per i malati, per i morti, per i loro familiari, per la terribile prova a cui sono sottoposti i medici, i paramedici, sofferenza per la prova che tutto il Paese sta vivendo”. Lo scrive mons. Angelo Spina, arcivescovo di Ancona-Osimo, nel suo messaggio per la Pasqua. “Sofferenza per chi ha responsabilità di governo, i lavoratori, le imprese, l’intera economia”. Ma oltre a queste sofferenze – osserva il presule – ce n’è un’altra “ancor più grande”. Il riferimento è a quella di “non poter celebrare l’Eucaristia con il popolo, anche se la fede resta viva alimentata dalla preghiera personale e in famiglia e dall’ascolto della Parola di Dio”. “Molti si sono chiesti se questo virus è un castigo. La risposta è no. Non è un castigo. Gesù in più occasioni ha chiarito che non c’è un rapporto fra la colpa commessa e il male subito”.
Dal vescovo un messaggio ai sacerdoti. “Siamo sacerdoti perché abbiamo ricevuto un dono di Dio. Non abbiamo firmato un accordo, non abbiamo ricevuto un contratto di lavoro in mano, ma mani sul capo, per essere a nostra volta mani alzate che intercedono presso il Signore e mani protese verso i fratelli. Abbiamo ricevuto un dono per essere doni. Un dono non si compra, non si scambia, non si vende: si riceve e si regala”.
Il presule scrive anche agli operatori sanitari, ricordando che trascorrono “giorni e notti in ospedali e cliniche, dove è ininterrotto il flusso di pazienti in attesa di cure”. E riconosce che “portate parole di conforto e di coraggio stando accanto a chi soffre”. “Affrontate la stanchezza, ma non demordete perché la vostra non è una semplice professione, è una missione”. “In questo tempo del coronavirus abbiamo ancor più colto l’alto valore della vita – conclude –. Facciamo esperienza della sua fragilità e della sua precarietà. Questo ci dà ancora più consapevolezza di riempire il tempo della vita con ciò che vale”.