“La battaglia più nobile è quella contro gli inganni interiori che generano i nostri peccati”. Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del palazzo apostolico, si è soffermato sulla sesta Beatitudine: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. “Perché i peccati cambiano la visione interiore, cambiano la valutazione delle cose, ti fanno vedere cose che non sono vere, o almeno che non sono così vere”, ha commentato a braccio Francesco, giudicando “importante capire cosa sia la purezza del cuore”. “Per la Bibbia il cuore non consiste solo nei sentimenti, ma è il luogo più intimo dell’essere umano, lo spazio interiore dove una persona è sé stessa. Questo secondo la mentalità biblica”, ha ricordato il Papa, secondo il quale questa “luce” è “lo sguardo del cuore, è la prospettiva, la sintesi, il punto da cui si legge la realtà”. “Il puro di cuore vive alla presenza del Signore, conservando nel cuore quel che è degno della relazione con Lui”, ha spiegato Francesco: “Solo così possiede una vita intima unificata, lineare, non tortuosa ma semplice. Il cuore purificato è quindi il risultato di un processo che implica una liberazione e una rinuncia”. “Il puro di cuore non nasce tale, ha vissuto una semplificazione interiore, imparando a rinnegare in sé il male, cosa che nella Bibbia si chiama circoncisione del cuore”, ha puntualizzato il Papa: “Questa purificazione interiore implica il riconoscimento di quella parte del cuore che è sotto l’influsso del male – io penso così, io vedo così, e questo è brutto, riconoscere la parte brutta, che è annuvolata dal male – per apprendere l’arte di lasciarsi sempre ammaestrare e condurre dallo Spirito Santo”. “Il cammino, la strada dal cuore malato, peccatore, che non può vedere bene le cose perché è immerso nei peccati, la pienezza della luce del cuore è opera dello Santo”, ha proseguito Francesco a braccio: “E lui che ci guida in questo cammino. E attraverso questo cammino del cuore arriviamo a vedere Dio. In questa visione beatifica c’è una dimensione futura, escatologica, come in tutte le Beatitudini: è la gioia del Regno dei Cieli verso cui andiamo”.