A 9 anni dall’inizio del conflitto in Siria oltre 15 milioni di persone hanno bisogni umanitari legati all’acqua, ai servizi igienico-sanitari e, più in generale, all’igiene. La zona più colpita è la Siria nord-orientale. Il 27% delle famiglie ha speso tra l’11 e il 20% del proprio reddito per acquistare acqua dalle autocisterne. “La guerra non è finita in Siria: nonostante gli sforzi compiuti dalla comunità internazionale per affrontare i grandi bisogni della popolazione, sono ancora 13,1 milioni le persone con esigenze di carattere umanitario. Di queste, 5,6 milioni vivono una situazione molto grave a causa delle condizioni di eccessiva vulnerabilità, dei continui spostamenti, delle ostilità e dell’impossibilità legata all’accesso ai beni e ai servizi di prima necessità”, sottolinea Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la fame. La distruzione delle infrastrutture nelle aree in cui si registrano le ostilità causa, infatti, una riduzione dell’accesso all’acqua. L’aumento degli spostamenti interni, inoltre, aumenta la pressione sulle fonti d’acqua esistenti. L’inquinamento delle fonti idriche causate dal deterioramento delle infrastrutture si riflette, inevitabilmente, anche sulla salute della popolazione siriana. Nel nord-ovest del Paese, dove si trova la maggior parte dei campi, la condivisione dei servizi igienici all’interno delle comunità non soddisfa gli standard umanitari minimi. L’inflazione, oltre che i tassi di cambio, ha causato un evidente rincaro sul prezzo dell’acqua. È la situazione vissuta da alcune popolazioni (Deir-ez-Zor, Dar´a o Idleb) che, per ottenere acqua sicura dalle autocisterne, hanno spendono in media circa il 25% del reddito familiare. Azione contro la fame, presente in Siria dal 2008, ha focalizzato i suoi interventi umanitari sulla fornitura alla popolazione di acqua e di servizi igienico-sanitari di base. Dalle sue tre sedi (Aleppo, Damasco e Al-Hasaka), l’organizzazione ha avviato 29 progetti di approvvigionamento idrico, servizi igienico-sanitari in sette province, due progetti utili per la riabilitazione e il miglioramento dei “ricoveri” e una attività di formazione nella zona rurale di Damasco. Per l’organizzazione “il ripristino delle reti idriche distrutte deve essere, ora, una priorità”.