Un Angelus in streaming, con affaccio a sorpresa sulla piazza, dalla finestra del suo studio, per salutare i fedeli che hanno seguito la tradizionale preghiera mariana domenicale dai maxischermi. È la “prima volta” di Papa Francesco, che ieri ha guidato l’Angelus dalla biblioteca apostolica vaticana, a causa dell’emergenza sanitaria in atto nel Paese. “È un po’ strana questa preghiera dell’Angelus di oggi, con il Papa ‘ingabbiato’ nella biblioteca, ma io vi vedo, vi sono vicino”, ha esordito il Papa, ringraziando prima di tutto il gruppo, presente in piazza, che “manifesta e lotta per i dimenticati di Idlib”: “Grazie! Grazie per quello che fate”, le parole di Francesco, che ha subito dopo ha spiegato: “Questo modo di oggi di pregare l’Angelus lo facciamo per compiere le disposizioni preventive, così da evitare piccoli affollamenti di gente, che possono favorire la trasmissione del virus”. “In mezzo al gruppo dei Dodici, Gesù sceglie di portare con sé sul monte Pietro, Giacomo e Giovanni”, il riferimento al Vangelo della Trasfigurazione: “Riserva a loro il privilegio di assistere alla trasfigurazione. Ma perché fa questa elezione di questi tre? Perché sono i più santi? No. Eppure Pietro, nell’ora della prova, lo rinnegherà; e i due fratelli Giacomo e Giovanni chiederanno di avere i primi posti nel suo regno”. “Gesù però non sceglie secondo i nostri criteri, ma secondo il suo disegno di amore”, ha spiegato il Papa: “L’amore di Gesù non ha misura: è amore, e Lui sceglie con quel disegno di amore. Si tratta di una scelta gratuita, incondizionata, un’iniziativa libera, un’amicizia divina che non chiede nulla in cambio. E come chiamò quei tre discepoli, così anche oggi chiama alcuni a stargli vicino, per poter testimoniare”. “Essere testimoni di Gesù è un dono che non abbiamo meritato: ci sentiamo inadeguati, ma non possiamo tirarci indietro con la scusa della nostra incapacità”, l’appello di Francesco: “In questo mondo, segnato dall’egoismo e dall’avidità, la luce di Dio è offuscata dalle preoccupazioni del quotidiano. Diciamo spesso: non ho tempo per pregare, non sono capace di svolgere un servizio in parrocchia, di rispondere alle richieste degli altri…Ma non dobbiamo dimenticare che il Battesimo che abbiamo ricevuto ci ha fatto testimoni, non per nostra capacità, ma per il dono dello Spirito”.