“Evitare sempre ogni assembramento di persone, e rispettare sempre il criterio di garantire non meno di un metro di distanza fra le persone; si possono tenere aperti i luoghi di culto, senza organizzarvi alcun tipo di celebrazione religiosa” e “mantenendo senza acqua benedetta le acquasantiere”. Sono alcune delle disposizioni stabilite ieri sera e fino al prossimo 3 aprile per la Chiesa che è in Venezia dal patriarca Francesco Moraglia, presidente della Conferenza episcopale Triveneto, a seguito di quanto stabilito nel Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri entrato in vigore ieri 8 marzo 2020. Moraglia ricorda che “sono sospese tutte le celebrazioni religiose aperte al pubblico” e invita i fedeli, “nell’impossibilità di adempiere al precetto festivo”, a dedicare “un tempo conveniente all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera e alla carità”. Nell’impossibilità di celebrare i funerali è consentita la sola benedizione della salma; “i battesimi e i matrimoni sono consentiti senza solennità, a condizione che si chiuda il luogo della celebrazione, alla presenza dei padrini/testimoni,” mentre il sacramento della penitenza può essere celebrato nella sola forma del “Rito per la riconciliazione dei singoli penitenti”. Sospesi incontri dicatechismo e attività di patronati e oratori; feste, rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche; lezioni di seminari, istituti e facoltà ecclesiastici. Chiusi musei, biblioteche, archivi. Rinviate le visite pastorali e sospese le visite per la benedizione delle famiglie; rimane invece possibile visitare i malati gravi per offrire loro conforto spirituale e, se del caso, l’unzione degli infermi e il viatico. Possono invece continuare le attività caritative – a condizione di evitare assembramenti di persone – nei centri d’ascolto e servizi di Caritas diocesane e parrocchiali; nelle mense dei poveri distribuendo cestini con i pasti che non potranno però essere consumati all’interno delle strutture; nei dormitori. Nel richiamare l’emergenza, Moraglia invita ad attenersi alle istruzioni “con animo sereno e fiducioso. La situazione che viviamo ci interpella sia come cittadini sia come cristiani, domandandoci il rispetto e la tutela della vita umana, del bene della salute, nostra e di chi ci vive accanto, iniziando proprio da chi, per l’età, è più fragile e più a più rischio”. Infine, una preghiera “per i malati e i loro familiari” e la riconoscenza della Chiesa che è in Venezia “a quanti sono chiamati a decidere per il bene della collettività” e a chi “è in prima linea: medici, infermieri, forze dell’ordine, personale della protezione civile, volontari”.