“Da pochi mesi Marta Cartabia è stata eletta alla presidenza della Corte Costituzionale, prima donna nella storia. La sua nomina è indice del cammino compiuto dalle donne italiane nelle istituzioni del Paese, che è stato lungo e faticoso e resta per molti aspetti ancora incompiuto”. Così Agnese Ranghelli apre la sua riflessione sulla parità di genere in Italia, in occasione dell’8 marzo. Solo nel 2006 sono state superate le 150 elette in Parlamento e dalla metà degli anni ’70 solo nel 7% dei casi le Commissioni parlamentari sono state guidate da una donna. Oggi – su una popolazione femminile che rappresenta il 51,3% di quella totale – in Parlamento il 34% delle presenze è donna, come pure la presidente del Senato: due traguardi mai raggiunti. Tuttavia fra i ministri si contano solo otto donne (poco più di un terzo), di cui tre senza portafoglio. A livello regionale e comunale le cose non vanno meglio. Perfino la magistratura, largamente popolata da donne, vede una scarsa rappresentanza femminile negli organi di vertice. “La presenza delle donne nei luoghi decisionali, particolarmente nei ruoli apicali, anche nelle istituzioni, è ancora in Italia, nel 2020, tutt’altro che realizzata e scontata – ha continuato la Ranghelli -. La stessa straordinarietà con cui è stata accolta la nomina della Cartabia la dice lunga su quanta distanza ancora esiste nel nostro Paese tra una ‘normale’ e paritaria rappresentanza di genere nelle istituzioni e la realtà fattuale. La scarsa presenza femminile ai vertici degli uffici manifesta, a nostro avviso, un deficit di democrazia ancora presente nella vita sociale e politica italiana, che come Coordinamento Donne Acli vogliamo denunciare, non solo come limite alla realizzazione personale e professionale delle cittadine italiane, ma anche come vulnus per l’intera comunità nazionale”.
Per questo il Coordinamento ha deciso di dedicare la giornata dell’8 marzo di quest’anno alla parità di genere anche su questo versante, mediante lo slogan “lo ‘Stato’ delle Donne”, ricordando che “proprio la parità come uguaglianza dei diritti, le pari opportunità come divieto di discriminazione in base al sesso di appartenenza e la rimozione degli ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale sono principi cardine della nostra Carta fondamentale, varata 70 anni fa”.