“Passata l’emozione di panico o di paura legata alle tante informazioni che ci arrivano rimane l’interrogativo: cosa ci sta chiedendo il Signore?”: se lo chiede il card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, nel messaggio alla diocesi per l’emergenza coronavirus. “In un tempo in cui tutti ci sentivamo sicuri per il progresso scientifico e tecnologico, all’improvviso ci siamo trovati a fare i conti con un grande senso di precarietà – osserva il porporato -. Il virus – realtà infinitamente piccola tanto da essere invisibile all’occhio umano – d’improvviso si è messo davanti a tutte le nostre conquiste, mettendole in crisi. A ragione ci sentiamo vulnerabili; e di fatto lo siamo. Forse, con più evidenza, ci stiamo accorgendo di non essere onnipotenti, di non riuscire a dominare tutto, di non essere i padroni del mondo”. La precarietà ci ricorda – adesso più che mai – che “siamo nelle mani di Dio, che siamo povere e deboli creature, con la mano tesa verso il Creatore, chiamate a superare tutte le coniugazioni del verbo ‘avere’ per vivere meglio quelle del verbo ‘amare’. Usciremo più forti da questa vicenda se la affronteremo con umiltà e se riprenderemo il cammino della vita sapendo che il problema non è quello di sostituirci a Dio ma di servirlo e di amarlo”. Questo senso di profonda umiltà ci porti a riconoscere “il bisogno di una profonda conversione della e nella nostra vita. Dio non vuole il male, non vuole la morte ma ci chiede sempre di cambiare il cuore, di correggere il tiro per centrare, finalmente, il bersaglio nella nostra vita”.
Il cardinale invita a “pregare tanto”: “Ci sono state raccomandate delle limitazioni che ci chiedono di evitare assembramenti nelle chiese ma questo non vuol dire che non possiamo pregare. Dobbiamo bussare con forza al cuore di Dio perché al più presto ci liberi da questo male. Dalle nostre comunità e dalle nostre case si innalzi incessante l’invocazione di aiuto e di misericordia”. “La certezza che Dio è dalla nostra parte ci darà la voglia di lottare insieme, di mettere fuori quell’insospettata riserva di forza che tutti possediamo e di vedere, attraverso la crepa di questa situazione, la luce del Risorto che ci incoraggia e ci dà speranza”.